Voglio ritornare oggi ancora sulla “limitazione” della libertà di stampa che è venuta alla ribalta dalla registrazione telefonica fra De Rose e Citrigno e la rotativa “rotta” che ha impedito l’uscita de L’Ora della Calabria.
Vicenda che ha portato anche alle dimissioni del sottosegretario del governo Renzi, a soli due giorni dalla nomina, Antonio Gentile, presunto “mandante” della telefonata incriminata, tendente ad “occultare” il coinvolgimento del figlio in una inchiesta sull’Asp cosentina. La vicenda, seppure la magistratura ha aperto un’inchiesta, che lo stesso Gentile si augura “più breve possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima”, non può chiudersi qui. Per quanto mi riguarda questo è solo il primo filone perché, se c’è la limitazione della libertà di stampa, sulla quale sono interventi tutti i direttori delle principali testate nazionali, nessuno ha ancora parlato del sacrosanto diritto del lettore di essere informato. Sono due “libertà” che percorrono la stessa strada, un equilibrio che non può essere spezzato. Anche se non attinente con quello appena detto, mi approprio, per concludere, di una frase presa dal contesto delle dichiarazioni del direttore de L’Ora della Calabria, Luciano Regolo: “In un Paese Civile, in una Repubblica democratica non ci sono Innominabili o Innominati e neppure tracotanti Don Rodrigo che si servono di «bravi» per incutere paura e sudditanze psicologiche”. Purtroppo in Calabria, tanti Don Rodrigo ancora limitano la democrazia e la libertà; forse sulla loro strada ancora tanti “Don Abbondio”.

