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Ospedale di Cosenza, lettera aperta dell’IPASVI alla cittadinanza

COSENZA – La situazione di disagio che si vive all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, continua a far registarare prese di posizione. Sulla vicenda interviene oggi l’IPASVI, l’Ordine che rappresenta gli Infermieri, le Vigilatrici e gli Assistenti Sanitari della provincia di Cosenza.

I vertici di questa si rivolgono alla cittadinanza con una lunga lettera aperta in cui si precisa quanto sia “alquanto singolare che ci si ricordi della nostra esistenza solo in alcune situazioni come se fossimo un corpo estraneo o al massimo un “contorno” al sistema sanitario dimenticando (volutamente?) che siamo la base su cui poggiano i percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali. Assistiamo da più tempo – conitnua la nota – ad un progressivo depauperamento delle risorse in nome e per conto di un piano di rientro che tavoli ministeriali ci hanno imposto in risposta ad una politica sanitaria che da decenni non riesce a dare risposte ai calabresi e che ha portato la nostra Regione ad essere commissariata”.

Secondo i rappresentanti dell’Ipasvi. “l’organizzazione per ospedali Hub e Spoke è ormai superata dall’organizzazione per “ Intensità di cura e complessità assistenziale” che mette al centro il paziente e fa degli infermieri i veri protagonisti essendo gli unici in grado di dare risposte, in materia di assistenza, ai bisogni dell’utenza. Se guardiamo alle Regioni virtuose, dove il sistema sanitario da risposte appropriate, ci accorgiamo che proprio in quelle regioni gli Infermieri vengono coinvolti in tutti i processi decisionali alla pari delle altre Professioni e nel rispetto delle proprie competenze”

L’analisi dell’Ipasvi continua sottolineando che “in molte regioni si è pensato di investire in nuovi modelli assistenziali  che sono riusciti ad integrare gli ospedali con il territorio promuovendo la continuità assistenziale e lasciando che gli ospedali trattino le acuzie”.

L’analisi continua passando per il “reclutamento di figure sanitarie che devono garantire l’erogazione dei LEA è bene pensare soprattutto agli infermieri che soffrono, più di ogni altro operatore sanitario, l’attuale situazione in quanto sotto organico da decenni e solo la loro abnegazione ed il loro spirito di sacrificio hanno fatto sì che il sistema sanitario non crollasse del tutto.

Non mancano poi attacchi diretti ad individuare la portata del problema che va anche individuata in “un termine sconosciuto al management: condivisione. Tutto deve essere condiviso, dalla programmazione della politica sanitaria alla pianificazione dell’assistenza poiché senza condivisione non c’è progetto che possa raggiungere obiettivi importanti. Siamo tutti dipendenti – continua la nota – ognuno con le proprie competenze e tutti importanti nel processo di cura ed assistenza all’utente che è l’unico, vero “proprietario” della sanità”. Che ben vengano allora le lotte che, se condivise, possono essere lo strumento propositivo per un nuovo approccio al mondo sanitario ed ai suoi problemi. Da parte nostra saremo al fianco di chi, senza alcuna strumentalizzazione, vuole il bene dei cittadini e degli operatori sanitari, a qualunque profilo essi appartengano”.

Non maca infine un riferimento ai “colleghi precari che solo da poco hanno ricevuto la proroga degli incarichi, ai colleghi che lavorano nel privato e che vedono calpestati i loro diritti e la professione quotidianamente senza ricevere stipendi per mesi, a loro va il nostro pensiero. Ma il pensiero più importante lo riserviamo ai cittadini, veri fruitori di servizi sanitari che risultano, ancora oggi carenti, per quanto concerne le risorse umane e i servizi erogati”. Infine i rappresentanti dell’IPASVI Auspicano che ci sia “uno sblocco del turnover, che consenta di poter reclutare nuovo personale, tenuto conto delle tante unità poste in quiescenza e della necessità di garantire livelli assistenziali ottimali”.

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