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Sidney, fissato ad aprile il processo a Giuseppe Di Cianni: il “mostro” di Sidney

COSENZA – Quel killer del Sud. Giuseppe Di Cianni, il 66enne nativo di San Marco Argentano, trapiantato da una vita in Autralia, soprannominato dai giornali autraliani “il mostrro di Sidney” verrà processato nel prossimo mese di <aprile. Insieme a lui, sotoo la lente d’ingrandimento della polizia, è finita anche Josephine Pintabona,. I due sono accusati di aver ucciso i fratelli Mario e Albert Frisoli, imprenditori e soci in affari di Di Cianni, assassinati nella loro villetta di Rozzelle, un sobborgo di Sidney.

LA CATTURA: Come in un labirinto, i fili d’una inchiesta australiana su un duplice omicidio portavano in Italia, nel Cosentino, fino ad annodarsi attorno a San Marco Argentano, nella Valle dell’Esaro. Era lì che bisognava cercare il sessantaquattrenne Giuseppe Di Cianni. Ed è lì che lo hanno effettivamente trovato i poliziotti del questore Alfredo Anzalone. Da alcuni giorni, i detective della Sezione criminalità straniera della Mobile lo stavano braccando dopo aver ricevuto la segnalazione dall’Interpol. La caccia all’uomo, diretta dal commissario capo Antonio Miglietta, s’è conclusa il 19 agosto del 2010, di primo mattino, quando gl’investigatori hanno bussato all’uscio di casa Di Cianni per notificargli il mandato di cattura internazionale. L’uomo ha aperto e ha subito capito, consegnandosi senza opporre resistenza. Dopo le formalità di rito è stato rinchiuso nel carcere di Cosenza, in attesa che la Corte d’appello di Catanzaro definisca la pratica di estradizione. Di Cianni era tornato al paese poco più d’un anno fa, avviando una piccola azienda agricola. Agli amici aveva semplicemente raccontato d’essersi stancato della vita in Australia, la terra che l’aveva accolto da bambino e che gli aveva consentito anche un discreta carriera imprenditoriale. Ma del resto non aveva detto nulla. Nessuno sapeva a San Marco che Giuseppe era scappato subito dopo l’omicidio del suo ex socio in affari, Albert Frisoli e del fratello Mario. A tre giorni dalla scoperta di quel duplice delitto, il sessantaquattrenne s’imbarcò su un aereo in partenza da Sydney per l’Italia e sparì. Ufficialmente avrebbe dovuto sottoporsi ad una cura contro il cancro, a Roma. Una terapia lunga tre mesi. Quindi, sarebbe rientrato. In quei giorni, per la polizia australiana, Di Cianni era solo una persona d’interesse investigativo. Non c’era nulla contro di lui per trattenerlo. Solo sospetti. Poi, però, l’inchiesta è approdata all’ipotetica verità e il sessantaquattrenne è stato formalmente incriminato per quel duplice delitto. Giuseppe Di Cianni e, una delle vittime, Albert Frisoli divennero soci in affari nel 1998 costituendo un gruppo di società nel settore dell’edilizia. Il rapporto tra i due, però, si sarebbe inasprito dopo appena due anni e un patrimonio di circa quattro milioni di dollari fu sbriciolato dai debiti. Di Cianni, però, non la prese bene e trascinò in giudizio, davanti alla Corte federale, l’ex partner, accusandolo di frode. L’imprenditore imputava ad Albert Frisoli la falsificazione delle firme sui documenti che trasferivano la proprietà delle società gestite in compartecipazione e finite il liquidazione. Una battaglia giudiziaria, cominciata nel 2006. In quello stesso anno Frisoli intentò una causa contro Di Cianni e il figlio Robert. Il 15 giugno dello scorso anno avrebbe dovuto deporre in aula il ricercato. Qualche mese prima, invece, il giudice Reginald Barret, che stava trattando il processo contro Albert Frisoli, pur riconoscendo l’esistenza di “circostanze sospette” aveva anticipato di non essere ancora in grado di determinarsi in un giudizio conclusivo.

L’ACCUSA: Secondo gl’inquirenti australiani, Di Cianni non aveva perdonato a Frisoli d’avergli portato via il suo patrimonio. E così, la sera del 6 maggio dello scorso anno, l’uomo si sarebbe recato a casa di Albert Frisoli per quello che, probabilmente, doveva essere un chiarimento. E, invece, fu una strage. Di Cianni avrebbe ucciso, a distanza di qualche ora, Albert e il fratello Mario. I due furono massacrati a Rozelle, una città che sorge a ovest di Sydney. Di Cianni raggiunse l’abitazione dei Frisoli in Goodsir street, poco prima delle 19. In casa trovò Albert, gli parlò, rivoleva le sue proprietà. Sconvolto dalla rabbia, avrebbe afferrato un coltello da cucina e ammazzò il rivale. Neanche il tempo di comprendere quello che era appena accaduto che arrivò Mario Frisoli. L’uomo vide il fratello disteso sul pavimento in una pozza di sangue ma non ebbe il tempo di reagire perchè Di Cianni accoltellò anche lui. La polizia giunse nella casa degli orrori, solo il giorno dopo. Era stato un vicino a scoprire i cadaveri e a lanciare l’allarme. Gl’investigatori rinvennero sulla scena del delitto un coltello e una teste raccontò che uno dei suoi figli aveva trovato in un parco vicino al luogo del massacro, una maglietta insanguinata. I detective guidati guidati da Peter Bailey cercarono l’assassino tra gli amici delle vittime, indagando pure nei loro affari e nella loro vita privata. Un’inchiesta che ha finito per puntare su un unico responsabile: Giuseppe Di Cianni, appunto. La storia dei Frisoli era stata segnata da altre tappe dolorose. Nel maggio del 1958, Nicke Frisoli, il padre di Albert e Mario, uccise il cugino, Leonardo Di Biccari, durante una lite per motivi d’interesse. Lo stesso Nick fu ucciso nel 1998. Il suo corpo senza vita venne gettato nel fiume Murrumbidgee, vicino a Wagga Wagga. Un delitto che è rimasto senza colpevoli.

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