Site icon quicosenza

Abusivismo dilagante: la natura si vendica

Non è possibile che alle prime piogge, l’inverno non è ancora arrivato, si segnalano danni a persone e cose: i fiumi escono dai loro argini, le strade, le case, i ricoveri per animali, i negozi, si allagano ed ancora peggio, muoiono persone.

Quella di queste ore in Sardegna è una strage annunciata. Allo stesso modo possiamo dire dei danni del maltempo di ieri sullo jonio calabrese e, purtroppo diremo da qui in avanti. Quello che ci chiediamo è: “ma è possibile che ad ogni pioggia deve intervenire la protezione civile, bisogna dichiarare lo stato di calamità naturale, dobbiamo piangere i morti, spendere soldi per riparare i danni? Perché tutto ciò succede? E, soprattutto riparare i danni provocati da chi? Certo dal dio Giove o Zeus, ma, per restare “terreni”, i danni provocati da una politica edilizia ed ambientale scellerata, per essere buoni, permissiva. Interi palazzi, a Rende come a Montalto, a Bisignano come ad Acri, a Cosenza come a Castiglione e via dicendo, costruiti in prossimità degli argini dei fiumi se, non addirittura sopra i corsi d’acqua. Alberi tagliati senza “scrupolo” collinette rase al suolo dai “mercanti” della sabbia. Controlli assenti come se i palazzi fossero invisibili e, ancora peggio per alcuni di questi anche in regola con le concessioni rilasciate dai comuni, dal Genio Civile e da altre autorità competenti. Così la natura si ribella. Non è possibile sacrificare il territorio, l’ambiente al cemento o agli interessi politici o del dio denaro. I danni provocati al territorio restano insanabili e quelle “cattedrali”, inevitabilmente rase al suolo. Purtroppo, quasi sempre a pagare sono vittime innocenti e le responsabilità quasi mai vengono a galla. Non c’è politica del territorio e, in molti casi, i comuni non approvano il Piano regolatore per continuare a concedere permessi in deroga, col beneplacito della Regione. Continua dunque il braccio di ferro fra uomo e natura: la vittoria però è scontata.

Exit mobile version