COSENZA – Un milione e mezzo di euro spariti tra misteriosi conti correnti on line e speculazioni in borsa.
Un ammanco non denunciato dai frati minimi di Paola, occultato nel silenzio delle sacrestie. La magistratura ha da poco iniziato ad indagare sul denaro frutto delle offerte dei fedeli trafugato dalle casse francescane. E mentre l’arcivescovo di Cosenza, mons. Nunnari, esprime solidarietà ai frati paolani, le fiamme gialle rovistano tra fatture ed estratti conto conservati nel santuario del protettore di naviganti e pescatori. Padre Fedele in un’intervista fiume non nasconde la propria rabbia per uno scandalo che dopo le vergogne delle truffe nella casa di riposo-lager Papa Giovanni XXIII, che, ricordiamo, portò alla luce oltre alle ruberie ai danni dello Stato, decessi non registrati, cartelle cliniche sparite e pazienti scomparsi riporta nel baratro ‘l’onorabilità’ del santuario più visitato della Calabria. “Non voglio giudicare nessuno, – afferma Padre Fedele seduto sull’uscio dell’appartamento di Laurignano in cui vive ospitato dai parenti – l’unico giudice è Dio. Credo però che avere una somma del genere in una cassa di religiosi sia eccessivo, se servono per opere sociali che ben vengano, ma l’accumulo di denaro fine a se steso è contro le nostre regole. San Francesco è un personaggio da imitare. Chi meglio di lui parlò di povertà ed insegnò a non avere nulla? E’ che spesso ce ne dimentichiamo, nonostante il voto di povertà. Se ho scelto di fare il cappuccino non posso possedere. Io infatti la mia pensione non l’ho mai ritirata, con atto notarile ho rifiutato di incassare l’assegno mensile che viene direttamente girato a favore prima dell’Oasi Francesca, ora del Paradiso dei Poveri. In tasca non ho nulla e ne sono orgoglioso. Il commercio in santuario e le cifre astronomiche nei conti correnti mi spaventano. San Francesco nella tomba si rivolterebbe. Spero che i frati riflettano e tornino sulle orme dei nostri fondatori: poveri, senza nulla”.
Tornando alla truffa consumatasi all’ombra del santuario di Paola i fatti sarebbero venuti alla luce nel passaggio di consegne per la gestione dei conti del santuario. L’ex economo, ricevuta una promozione, avrebbe lasciato Paola e un ‘buco’ nelle mani del neo contabile. Una situazione insolita. Qualcuno avrebbe dovuto vigilare. “Funziona così – spiega Padre Fedele – l’economo redige i bilanci della struttura, poi c’è un economo provinciale e un consiglio provinciale che vigilano sulla regolarità delle operazioni finanziarie. Se ci sono anomalie interviene prima il vescovo di Cosenza, poi la congregazione, poi il Tribunbale della Sacra Rota. Penso che l’ammanco non sia stato denunciato, non per coprire la vicenda, ma per salvaguardare il frate economo. Però non dovremmo avere vergogna se un fratello sbaglia. Si parla di un raggiro, ma siamo abbastanza intelligenti e preparati. L’economo è un laureato, un professionista, non il primo arrivato. La verità va detta, spesso siamo noi sacerdoti che raggiriamo gli altri. Se c’è stato un raggiro come sono finiti i soldi in operazioni di speculazioni in borsa? I fedeli sono troppo buoni, non vanno al santuario per rubare. Anzi. Donano a San Francesco i propri averi privandosene. A loro dico: non date soldi ai santi, aiutate i poveri, i nuovi poveri, i disoccupati, chi non ha niente in frigorifero, investite nel sociale, non negli oboli”.
