“La lotta alle mafie e alla ‘ndrangheta è una scelta di vita, che inizia la mattina quando scegli dove devi andare a prendere il caffè”. Lo ha detto Don Pino De Masi, esponente di spicco di Libera in Calabria, intervenendo al seminario “L’antimafia sociale della Valle del Marro e il modello Polistena di lotta alle mafie”, che si è tenuto nel pomeriggio all’Unical, promosso nell’ambito del corso di Pedagogia della R-Esistenza tenuto dal prof. Giancarlo Costabile. Un’aula stracolma di studenti ha atteso che Don Pino tenesse la sua lectio magistralis, dedicata proprio ai temi dello strapotere della ‘ndrangheta e a come liberarsene. “La ‘ndrangheta ha un vero modello educativo, fondato sulla forza e sulla violenza, con l’obiettivo di raggiungere ricchezza e potere – ha detto don Pino – e i giovani lo devono capire, perchè sennò rischiamo di fallire e rischiamo di portarci dietro questo vero cancro del nostro territorio. La lotta alle mafie è come un’altalena: se la politica è forte e i rappresentanti delle istituzioni sono forti e motivati, la mafia è debole – ha detto ancora don Pino – ma se la situazione è diversa, allora la mafia è forte. E, in generale, la politica in Calabria, è debole. Se la lotta alle mafie non è una lotta di popolo, non serve a nulla – ha detto ancora il sacerdote – e oggi la Chiesa ha fatto la sua scelta: dopo l’intervento del Papa a Cassano e i duri interventi dei nostri vescovi, ora si sta arrivando alla prassi, perchè prima mancava forse una prassi pastorale condivisa. Prima c’erano più ombre che luci, ma oggi sono le luci a risplendere – ha aggiunto don Pino – e questo è positivo, la Chiesa cammina con scelte ben precise. Il modello della cooperativa Valle del Marro – ha concluso don Pino – è un modello ripetibilissimo, nella misura in cui troviamo persone convinte e convincenti.”
“Noi possiamo battere il fenomeno delle mafie – ha detto invece il professore Costabile – e possiamo ricostruire la società a Sud di Roma, perchè quella che siamo vivendo non è una società moderna. L’antimafia popolare e sociale è lo strumento principale – ha detto ancora Costabile – per dare anima, cuore e progetto al Mezzogiorno che vogliamo ricostruire. E’ un’antimafia legata alla grande questione della disuguaglianza e si fa, soprattutto, senza toccare i soldi pubblici”.