Così ha dichiarato il ministro dell’Interno a “Cantiere Calabria”, evento che si conclude oggi all’Università della Calabria.
ARCAVACATA (CS) – “Noi calabresi siamo molto coesi quando siamo fuori della Calabria, molto meno quando siamo in Calabria. E’ tipico delle minoranze etniche”. Lo ha affermato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, intervenendo a “Cantiere Calabria”, evento che si conclude oggi all’Università della Calabria, promosso dalla Regione. “Ma oggi la Calabria è l’Italia e l’Italia è la Calabria – ha detto Minniti – perchè da qui si guarda l’Italia e l’Italia in questi giorni ha guardato la Calabria, e Italia e Calabria non hanno bisogno di pessimismo, non hanno bisogno dell’approccio alla Bartali, che diceva che è tutto sbagliato e tutto da rifare. Abbiamo dimostrato che l’Italia è in grado di tenere assieme il principio della bellezza e della vivibilità e quello della sicurezza – ha detto Minniti – perchè la sicurezza è un bene comune e questo bene vive in quanto è condiviso. Abbiamo lavorato con pazienza e grande professionalità delle forze di polizia, che ci hanno garantito sicurezza ma senza portare ad un Paese blindato – ha detto Minniti – perchè l’Italia è un Paese che va guardato”.
Africa: strategica, è lo specchio dell’Europa
“Nei prossimi 15 anni il punto cruciale sarà il rapporto tra Europa e Africa, e la Calabria sta proprio nel mezzo. – ha continuato Minniti.- L’Africa è lo specchio dell’Europa e non solo dell’Italia, e se l’Africa sta bene, starà bene l’Europa e la condizione di questa regione è di importanza strategica nazionale, non pensiamo solo alle nostre piccole cose”.
Le parole d’ordine sono lavoro e legalità
“Le parole d’ordine sono lavoro e legalità – ha esclamato Minniti. – Creare posti di lavoro deve essere la nostra ossessione, perchè non possiamo far nulla se uno su due di noi non ce la fa. Poi c’è la legalità, che non è un ostacolo allo sviluppo: il principale nemico per lo sviluppo della Calabria è la ‘ndrangheta, e noi dobbiamo impegnarci non nel tenerla a freno, ma per sconfiggerla. Quello che con Falcone era un principio irrinunciabile, oggi è un obiettivo possibile e dobbiamo lavorare con impegno e passione, e su questo la Calabria si gioca una partita nazionale. La Calabria se vuole crescere e svilupparsi deve assecondare le sue vocazioni naturali, come agricoltura, turismo, beni culturali e paesaggistici, piattaforma nel Mediterraneo. Il porto di Gioia Tauro non è una struttura calabrese, ma va considerata una risorsa italiana ed europea – ha concluso – e può dare la sua potenza solo se pensato così”.