Numero chiuso o numero blindato? Il diritto allo studio non è per tutti

ARCAVACATA – Il neo ministro all’Istruzione Stefania Giannini ha, tra le altre, una responsabilità importante.

“Alla sua attenzione – si legge in una nota divulgata dal neonato Motesto Movimento Territoriale Studentesco in collaborazione con il collettivo P2 Occupata – è posta una serie di problematiche che noi studenti incontriamo a causa dell’attuazione del decreto 85/2014, che porta la firma del suo predecessore Ministro Carrozza. Non possiamo permettere che questa ennesima stortura passi sotto silenzio. Già per il corrente anno accademico 2013/2014 l’iscrizione ai corsi universitari ad accesso programmato ha causato non poche polemiche: sui test di ammissione, anticipati prima a luglio e poi rinviati nuovamente a settembre, come di consueto, e sul bonus maturità, prima promesso, poi tolto e infine riconfermato. Ma altrettanti problemi si prospettano per chi dovrà iscriversi all’università l’anno prossimo.

 

Il sistema a numero chiuso impone una ingiustificata selezione agli studenti e pertanto preclude il libero accesso all’università pubblica che invece dovrebbe accogliere tutti i cittadini. Ma c’è di “meglio”. Questo decreto, infatti, è riuscito ad aggravare la situazione semplicemente cambiando le date dei test d’ammissione. Invece che agli inizi dell’anno accademico, si terranno già ad aprile le prove relative ai corsi di: Medicina-Chirurgia,Odontoiatria-Protesi Dentaria, Medicina Veterinaria, e per i Corsi finalizzati alla professione di Architetto; iscrizioni aperte dal 12 febbraio all’11 marzo 2014. Il ministero giustificava la decisione dicendo che l’Italia deve allinearsi agli altri paesi europei per favorire l’ingresso di studenti stranieri e per permettere che i corsi partano realmente all’inizio dell’anno accademico; nella nota si affermava che l’anticipazione vuole consentire, a chi non riesce ad accedere al corso sperato, di valutare attentamente un’ alternativa.

 

Una domanda rimane aperta: invece che complicare il percorso di formazione degli studenti, perché non ci “allineiamo agli altri paesi” per quanto riguarda la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione, visto che rimaniamo il fanalino di coda? Per gli studenti che hanno la “sfortuna” di voler studiare in uno dei settori prima nominati, l’attuazione del suddetto decreto genera ulteriori disagi. Innanzitutto li costringe a scegliere tra la preparazione per i test d’ammissione e lo studio per concludere dignitosamente il percorso scolastico, col sostenimento degli esami di stato. Avendo invece l’estate a disposizione, si potrebbe decidere in tempi meno stretti come procedere nel proprio percorso di studi e soprattutto prepararsi come si conviene. Questa modifica certamente non va a vantaggio della nostra formazione. Inoltre con questo sistema diventa più evidente la disuguaglianza tra gli studenti, dal momento che sarà facilitato chi ha la possibilità economica di rivolgersi a docenti o istituti privati per la preparazione, oltre a chi, nell’obbligata tempestività della scelta, ha a suo favore la provenienza familiare da determinate categorie professionali e sociali.

 

Lesivo del diritto allo studio è inoltre il fatto che l’aspirante matricola, oltre a dover pagare una tassa (più o meno salata a discrezione dell’ateneo in questione) solo per poter partecipare alla selezione, per sostenere le prove dovrà spostarsi nella sede prescelta perdendo giorni di lezione. Insomma, non solo veniamo selezionati, ma il costo di questa selezione è pure a carico nostro. Tutto questo, alla faccia degli articoli 3 e 34 della Costituzione Italiana affermano che “e’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini” e che ”La scuola è aperta a tutti. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Lo stesso ministro si è dichiarato “molto perplessa di fronte al meccanismo dei quiz”. Ci aspettiamo che questa non rimanga solo un’affermazione e che si concretizzi l’intenzione da parte sua di rivedere finalmente le modalità d’accesso all’università. Sarebbe logico, quindi, aspettarsi che questo ministero inverta la rotta percorsa dai suoi predecessori e che riparta finalmente dall’ascolto delle esigenze degli studenti che vivono le scuole e le università. Se invece continuerà a dimostrarsi sordo, vorrà dire che dovremo alzare la voce e organizzarci, per difendere il libero accesso al sapere ed alla formazione, e la stessa istruzione pubblica”.

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