RENDE (CS) – “Siamo contro questa classe politica e borghese che si è arricchita sulle spalle di precari, di famiglie, di studenti”.
Un dialogo che non è stato proprio tale, ovvero il ministro non ha avuto modo di rispondere o replicare. “Mi dispiace solo che mentre inauguriamo una residenza per studenti – ha dichiarato il ministro Maria Chiara Carrozza – e gli studenti protestino in questo modo rovinando quella che dovrebbe essere anche per loro una festa. Io sto lavorando per gli studenti e questa, è una residenza per studenti fatta con i soldi pubblici”. Secondo i manifestanti infatti, il complesso residenziale sarà presto privatizzato ma il ministro Carrozza ha dichiarato con fermezza: “Finchè io sarò ministro ciò non accadrà, questa struttura resterà pubblica”. Poi le parole degli studenti davanti ad un ministro che si è interessata di ascoltarli: “L’Università dovrebbe essere per capaci e meritevoli senza divari sociali ed economici”, dicono i ragazzi.E il ministro risponde: “è la stessa cosa che voglio io”.
Giovani che si dicono disposti a fare sacrifici ma chiedono allo Stato di creare le condizioni economiche e sociali per dare a tutti una possibilità. In effetti è vero che molti studenti, titolari delle borse di studio e aventi diritto alle residenze dell’ateneo, paghino gli alloggi. Così come è vero che la nuova residenza inaugurata ieri, così colorata e multifunzionale, arriva dopo la costruzione di decine di alloggi nuovissimi ma ancora “disabitati”, mai assegnati, forse per la burocrazia, sempre troppo lenta. La storia è sempre la stessa: i giovani non credono alla politica, e nonostante gli sforzi, la politica non riesce ad essere credibile alla quale vengono contestati tagli all’istruzione, aumento delle rate, problema degli alloggi residenziali e speculazione edilizia.
Nonostante la buona fede del ministro Carrozza, probabilmente il sistema è talmente vasto che lei rappresenta una piccola voce fuori dal coro. E’ anche vero che all’inaugurazione gli studenti non sono stati invitati, ma solo autorità civili, militari, personalità accademiche e giornalisti. Probabilmente nessun ministro avrebbe lasciato la cerimonia per esporsi a dialogare con i giovani; gli stessi che hanno chiesto di parlarle e che poi non hanno ascoltato né consentito al ministro di dare risposte.