SAN NICOLA ARCELLA – È il sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele, il primo cittadino coinvolto nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Paola sui presunti illeciti nel settore della depurazione. Nei suoi confronti il Gip, Rosa Maria Misiti, ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal Procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni, sono state emesse quattro ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e cinque interdittive. Coinvolti tre responsabili degli Uffici tecnici di comuni dell’Alto tirreno cosentino ed alcuni imprenditori. Indagato anche un tecnico dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), Francesco Fullone, di 43 anni, sospeso dai pubblici uffici per un anno, il quale violando il segreto d’ufficio, “concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, determinando così un’alterazione della genuinità delle analisi effettuate”.
Attestazioni false e un vero e proprio monopolio
Nel registro degli indagati sono finite 17 persone, tra cui Vincenzo Cristoforo, assessore all’Urbanistica al Comune di Belvedere Marittimo, già indagato nell’inchiesta denominata “Appalti e massoneria“, al quale è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per un anno. Gli investigatori riferiscono di una “gestione approssimativa e scellerata” della depurazione e attestazioni di circostanze non corrispondenti al vero rispetto all’affidamento di lavori pubblici. L’indagine, che si è avvalsa di intercettazioni, pedinamenti e acquisizione di documenti, é partita nel mese di ottobre del 2019 a seguito di una denuncia presentata nei riguardi di un imprenditore affidatario di un appalto. Imprenditore, secondo quanto riferito dagli inquirenti, che poi si è scoperto detenere un vero e proprio monopolio grazie alla complicità dei tecnici comunali e al sistema degli “appalti spezzatino”.
“Finalità chiara: avvantaggiare uno o più operatori economici”
Lo ha detto a chiare lettere il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, che ha partecipato alla conferenza stampa online per illustrare gli esiti dell’operazione “Archimede“, che ha interessato l’alto tirreno cosentino. L’inchiesta della Procura di Paola, guidata da Piepaolo Bruni, ha messo in luce come sarebbero stati pilotati gli appalti per la gestione della Depurazione, con affidamenti sottosoglia e frazionamento delle somme da erogare. Rilevati casi di false dichiarazioni dei requisiti delle aziende che sarebbero poi state favorite.
Fanghi smaltiti nei terreni e non nelle discariche
Per esempio, il sindaco di San Nicola Arcella avrebbe attestato come ancora da eseguire alcuni lavori su una conduttura idrica che in realtà erano già stati eseguiti alcuni mesi prima ma senza passare per una regolare gara d’appalto. Le imprese impegnate nella gestione della Depurazione, inoltre, in alcuni casi avrebbero anche “diluito” con acqua potabile i fanghi reflui, per falsare i risultati delle analisi. In altri casi, gli stessi fanghi erano invece smaltiti in terreni, anziché in discariche autorizzate, cosa che sarebbe stata molto più onerosa. “Si è registrato, di fatto, un monopolio da parte di un solo imprenditore”, ha detto il Capitano Andrea Massari, della Compagnia dei Carabinieri di Scalea. La cosa è stata poi denunciata da un altro imprenditore e da qui si è originata l’inchiesta. Il procuratore Bruni ha sottolineato come “i Carabinieri abbiano eseguito una grande attivita’ di pedinamento e di ricognizione dei luoghi, attività che hanno portato a limitare le conseguenze dei reati”. (