Cosenza, il Palazzolo spinge il Messina a + 5

COSENZA – Una domenica amara. Nella domenica più importante e anche più attesa di tutto il campionato, il Cosenza, stratosferico, cinico e spietato delle ultime cinque giornate di campionato, arriva con le pile scariche alla sfida con il Palazzolo.

La differenza in campo, l’hanno fatta, come suol dirsi, le motivazioni. I siciliani, invischiati nelle sabbie mobili della classifica e intenzionati a staccarsi dalla zona pericolo, mette in campo grinta, determinazione e d orgoglio, armi che risultano determinanti per commentare il 2-1 finale. La sconfitta di Palazzolo, riconsegna, la leadership al Messina che, come sua abitudine, con il minimo sforzo, capitalizza una vittoria striminzita sul campo della Vibonese, e ritorna a dominare la scena con 5 punti di vantaggio sui rossoblù. Sin da subito, Gagliardi, si accorge che qualcosa nei meccanismi tattici dei suoi, non va per il verso giusto. Troppo statici i rossoblù, per sperare in un finale diverso. E, infatti, al primo vero affondo i siciliani, mettono la freccia e con l’ex Mazzeo, si regalano il vantaggio. Il gol, galvanizza i padroni di casa che, spinti dal proprio pubblico, continuano a premere sull’acceleratore, alla ricerca del gol della sicurezza. Ma il gol del raddoppio non arriva. Anzi, il Cosenza, ferito nell’orgoglio, rialza la testa e con Mosciaro, ripreso in corsa dopo l’attacco influenzale e sceso in campo, più per amor di maglia e senso di apartenenza, ma apparso poco lucido negli ultimi sedici metri, ma molto più “acceso” in fase di creazione del gioco, si beve mezza difesa siciliana, disorienta il suo “francobollatore” e regala a Guadalupi un pallone che va solo depositato in rete. L’1-1, però, non sveglia i Lupi che, stranamente, restano prigionieri del loro torpore tattico. Il primo tempo si chiude senza ulteriori sussulti. Ma, come una sfida di boxe, ai punti vince il Palazzolo. Il secondo tempo, inizia in salita per i Lupi che, partono con il piede sbagliato. Nemmeno il tempo di rientrare in campo che il Palazzolo trova la rete del raddoppio. Da lì in poi, complice anche uno stadio trasformato in un catino, il Cosenza finisce per spiegnere, perdendosi in lucidità e capacità di far male. Gagliardi, per i novanta e passa minuti della gara, non sta, nemmeno per un secondo, seduto in panchina. Osserva la sua squadra, si rivolge agli uomini della panchina, chiedendo ai vari Marano, Liotti e Gassama di scaldarsi per tentare di accendere la fantasia in campo. Ma le sostituzioni non sortiscono, purtroppo per i Lupi, l’effetto sperato. Anzi, in più di una circostanza Mazzeo e Sarli, sfiorano la terza marcatura. Ma per fortuna dei silani, gli avanti siciliani trovano sulla loro strada un grande Cutrupi che, con un paio di interventi e scatti di reni, evita di raccogliere palloni alle sue spalle. Il Cosenza, inoltre, dopo un filotto di gare disputate con il coltello fra i denti e la determinazione altissima, dimostra di fare più di un passo indietro. La difesa, infatti, è sbandata parecchio. In sala stampa, volti tirati e facce deluse tra i silani, atmosfera ovviamente diversa tra i padroni di casa che, con i tre punti di oggi, lanciano un segnale alle squadre di bassa classifica: non siamo morti. Lotteremo fino alla fine. Già, lottare. Quello che avrebbe dovuto fare il Cosenza oggi. Non ha senso appellarsi ala sfortuna, non ha senso far finta di niente, non ha assolutamente alcun senso, pensare di aver vinto una battaglia e non la guerra. Ma la verità dice altro. Dice che il Messina è la squadra più regolare del campionato. Anche se con il minimo sforzo, i siciliani dimostrano forse di avere più cattiveria agonistica, ma anche una maggiore solidità societaria. Quella che manca in riva al Crati, dove ormai da mesi tra l’area tecnica e la società va in onda non una telenovela, ma una pantomina che, ormai, non fa ridere più nessuno. Gagliardi, davanti ai microfoni e ai taccuini dei giornalisti di Palazzolo e di Cosenza, non nasconde la sua delusione, prendendosela anche con un viaggio traumatico. Un viaggio che potrebbe aver condizionato la sua squadra. Spiega, inoltre, di aver dovuto togliere Mosciaro, perchè è sceso in campo per amore di maglia e ha stretto i denti, nonostante l’influenza. Spiega di averlo dovuto togliere perchè non aveva più birra in corpo. Ma nelle sue parole esce fuori anche un commento che lascia poco spazio alla libera interpretazione. “Forse non siamo prfontio e maturi per affrontare discorsi importanti”. Capitan Parisi, anche lui non apparso in giornata di grazia, entra in sala stampa e chiede scusa alla tifoseria, a quei quaranta tifosi che, in ogni trasferta si sobbarcano chilometri e chilometri, per essere vicini alla squadra. Il Cosenza sale sul pullman e prende la strada del ritorno. Ora bisogna ricompattare il morale, archiviare in fretta questa sconfitta e pensare al derby di domenica al San Vito contro la Vibonese. Senza dimenticare che il Messina se la vedrà con la Nissa, squadra alle prese con una grande crisi non solo societaria ma anche d’identità. Insomma, quella che inizia sarà una settimana calda. Anzi è già bollente. Almeno sentendo le reprimende che i tifosi, attraverso messaggi su Facebook e interventi in diretta radiofonica su Antenna Bruzia e Radio Sound, stanno mandando alla squadra. La domanda primaria dei tifosi è: possibile che una squadra che ambisce a vincere il campionato e lotta per annullare il gap con il Mesina, decida di suicirdarsi con una condotta di gara inconcepibile, favorendo lo stesso Messina?”. Come dargli torto. 

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