Il Presidente della Reggina, Lillo Foti, lo ha dichiarato a chiare lettere al Corriere dello Sport: “I calciatori che non accettano il trasferimento rischiano di farci fallire”. Detta così pare la solita uscita del Presidente amaranto, volta a raschiare il barile economico per risparmiare anche l’ultimo centesimo.
Certo qualcuno poteva anche accorgersi al momento della stipula dei contratti che le cifre erano un attimo sovradimensionate rispetto a quanto un piccola, seppur combattiva, società sportiva come la Reggina poteva permettersi: ci vengono in mente le numerose acquisizioni della società amaranto nella sessione estiva precedente alla stagione 2007-2008, quella in cui il patron Foti affidò a Massimo Ficcadenti il timone della compagine amaranto: molti extracomunitari, molti, troppi giovani, infinite scommesse che continuano a pesare sulle casse della società. Foti lo sa bene, ma ci chiediamo: chi da 30 anni sta nel mondo del pallone, perché acquista e contrattualizza così tanti atleti in una volta sola? Possibile che Foti sia improvvisamente diventato incompetente? Ovviamente no, quindi il dubbio rimane.
Sul punto, continua Foti, “non nego le nostre, le mie responsabilità. Sono contratti figli di un periodo di vacche grasse ma ora le vacche sono magrissime e nessuno un anno fa lo avrebbe potuto prevedere. La crisi è tale che nessuno può voltarsi dall’altra parte. Il calcio è l’unico settore lavorativo dove i contratti sembrano scolpiti nella roccia. Nel mondo normale la Legge Fornero ha introdotto novità. Noi siamo fermi all’accordo di novembre, superato dalla gravità della crisi”.
Fornero a parte, il calcio è davvero un mondo che dal punto di vista economico sfugge a qualsiasi logica. Una sorta di megabolla finanziaria che negli ultimi anni è clamorosamente esplosa e che era sta alimentata, è vero dalle strane regole che garantiscono lo stipendio dei calciatori, ma dall’altra anche dalla bramosità dei presidenti che per anni si sono lasciati trascinare nel vortice del mercato pur di soffiare alla concorrenza l’opzione sul bomber di turno.
”Se temo il tracollo? Non è un mistero – prosegue Foti – la Reggina si è sempre retta sulle plusvalenze. I numeri sono chiari: il mio club incassa in un anno 6 milioni, per far fronte ai costi ordinari ne servono 8-9. I contratti dei giocatori che non rientrano più nei piani tecnici costano 2,7 milioni”.
E poi ecco l’asso del Presidente che in questo modo si toglie un paio di sassolini dalla scarpa anche nei confronti delle dichiarazioni di qualche giocatore amaranto che nei giorni scorsi, forse un po’ troppo allegramente, aveva paventato un presunto ”sequestro” di Foti in riva allo Stretto. ”Le mie colpe sono evidenti ma il mobbing non lo pratichiamo noi nei confronti dei calciatori ma i calciatori nei nostri confronti rifiutando i trasferimenti”. Anche se Ricky Billie Nielsen, giovane promessa danese della Reggina negli anni in cui era guidata da Walter Mazzarri, avrebbe qualcosa da ridire: “La mia esperienza alla Reggina è stata un incubo. Nell’ultima stagione sono stato prestato prima al Martina, poi alla Lucchese. Entrambi i club sono falliti, ed il presidente Foti aveva promesso che avrebbe provveduto lui a stipendiarmi. La verità è che non ha mantenuto le promesse – prosegue Nielsen – Per un anno non sono stato pagato, e ho vissuto col bonus ricevuto nella precedente stagione. Prima di tornare in Danimarca per la pausa estiva, ho dovuto pernottare in auto con la mia ragazza, non avendo più i soldi per l’affitto”. Questo dichiarò l’allora diciottenne danese ad un quotidiano Ekstrabladet quando rescisse il contratto per far arrivare in riva allo Stretto Bernardo Corradi.
Ma secondo Foti, si tratta della sopravvivenza stessa della Società, e non solo di quella, considerando che anche in altre parti d’Italia la situazione non è certo più rosea. ”La Federazione deve darci una mano – conclude Foti – qui se non rispetti alcune scadenze ti tolgono la licenza, in Spagna li aiutano i club in difficoltà. Credo che qualche regola vada cambiata, prendendo atto di due cose: la crisi è durissima, i nuovi che sono entrati nel calcio non hanno dimostrato certo di essere migliori dei vecchi.”
E’ certo, al di là delle valutazioni di parte, i problemi elencati da Foti nelle sue dichiarazioni esistono ed hanno un peso. Ma ci chiediamo perché sia così, visto che il presidente amaranto ha fatto parte per molto tempo dell’elite dirigente alla guida del pallone italiano: come mai il mercato calcistico è ancora viziato da queste ”virtualità”? Chi droga il mercato? Perché in tutti questi anni dalla lega non è uscita nemmeno una norma per tentare di regolarne le complessità? Questo sistema a chi conviene?