Chi era davvero Diego Armando Maradona e perché non sarà dimenticato

Definire la vita di Diego non è facile, un uomo fragile, un genio sul campo, un personaggio sempre pronto a schierarsi dalla parte dei deboli

Un campione indiscutibile, un uomo e personaggio difficile da incasellare, destinato alla storia, non solo del calcio. La figura di Maradona è una di quelle di cui difficilmente si smetterà di parlare. Tra le ultime cose che fanno discutere, in ordine di tempo, c’è la diatriba tra Dalma, primogenita del campione argentino e la prestigiosa casa d’asta Sotheby’s. Al centro delle polemiche il fatto che la maglia, messa in vendita dal centrocampista inglese Steve Hodge, sia o meno quella con cui Diego segnò la famosa doppietta contro l’Inghilterra al mondiale del 1986.

Polemiche, controversie e contrasti hanno accompagnato tutta la vita del Pibe de oro, sia nei momenti d’oro, sia in quelli del declino. Una figura carismatica, una icona sacra da venerare per molti, per altri un personaggio discutibile fuori e dentro il campo. Ma qual è la vera storia di Diego Armando Maradona? Rispondere a questa domanda non è semplice, dipende dalla prospettiva (clicca per l’infografica), con cui si guarda all’uomo, al campione e al personaggio pubblico che è stato. Una triade controversa, imprevedibile anche per i siti scommesse, che va a comporre qualcosa di unico, forse per questo indimenticabile.

Da Colle fiorito a campione del mondo

Come si comprende dall’infografica, Maradona è stato un simbolo dell’essere argentino. Nato in un quartiere povero nella periferia di Buenos Aires, ha incarnato il sogno di passare da una povertà estrema alla ricchezza altrettanto estrema, esclusivamente grazie al suo talento. Dal Boca Juniors al Barcellona, al Napoli, passando per i mondiali under 20 del 1976 e quelli del 1986, il suo palmarès è pieno di riconoscimenti. Questi però da soli non bastano a spiegare l’ammirazione che era in grado di suscitare da parte dei suoi fan, e un disprezzo di pari caratura da parte dei suoi detrattori.

Quello che ha sempre mosso gli animi e le passioni forti a sostegno di Diego è stato il suo carattere, l’uomo che non è mai stato un passo indietro rispetto al calciatore. Le sue grandi capacità infatti erano accompagnate da un ego e una personalità molto forti e da una sorta di inadeguatezza a vivere serenamente nel mondo reale. Sintomo del suo modo d’essere l’incapacità di mostrare rispetto per le regole del gioco.

Anche nell’impresa che lo ha destinato a diventare un eroe per il popolo argentino e dei popoli disagiati di tutto il mondo. Torniamo alla mitica e simbolica partita Argentina-Inghilterra giocata il 22 giugno 1986, in cui indossò la maglia ora all’asta. Erano i quarti di finale dei Mondiali, Diego segnò il cosiddetto gol del secolo, 4 minuti dopo essersi fatto aiutare, in modo irregolare, dalla mano di Dio.

Genio, sregolatezza e umanità di un fuoriclasse

Questi due gol simboleggiano più di ogni altra cosa chi era Maradona. Colui che spudoratamente segna un gol di mano e che subito dopo mostra tutta la sua genialità con il pallone. La sua storia si può riassumere in parte in quella partita, che ha cementato per sempre nel cuore di un pubblico mondiale, chi era Maradona. Sarebbe bastata anche solo quell’impresa a spostare dalla sua parte tutti gli ultimi del mondo, contro i privilegiati e abituati a vincere.

Maradona era sull’Olimpo come miglior calciatore del mondo. Come in Argentina, anche a Napoli era idolatrato come eroe vendicatore di un sud Italia povero, disordinato, denigrato dal Nord ricco e industrializzato. In grado di portare alla città partenopea due scudetti che avevano il sapore di una rivincita, non solo calcistica, attesa da anni. E per questo degno dei tributi che solo i santi si meritano.

Ma un uomo come Diego non è stato in grado di vivere il successo e i riflettori, senza entrare anche nell’ombra che questi producono. Venuto dal popolo non ha mai dimenticato le sue origini, ha sempre mostrato un cuore buono per chi percepiva in difficoltà. Generoso sul campo di calcio e nella vita, pronto ad aiutare con chi aveva bisogno. Ma anche uomo debole, incapace di non cedere alle tentazioni che la ricchezza e il potere gli porgevano su piatti d’argento.

Droga, alcol, una vita privata disordinata, figli non riconosciuti, tradimenti. Da buon argentino ha incarnato una quotidiana telenovela fatta di problemi e scandali. Comportamenti discutibili, sempre perdonati dai suoi sostenitori, come una madre fa con un figlio amato ma problematico. Un figlio che cade e si rialza, grande tra i grandi della terra, sempre pronto a schierarsi, nemico del politically correct. Un figlio che purtroppo alla fine non ce l’ha fatta.

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