Rimane lo stato di agitazione ma viene sospeso lo sciopero della Serie C che torna in campo domenica con le gare della 21′ giornata. Sarà il Marulla di Cosenza ad ospitare il match casalingo del Rende contro la Casertana
RENDE – Il Rende Calcio comunica che la gara Rende-Casertana in programma domenica 12 gennaio 2020 ore 17,30 e valevole per la ventunesima giornata si disputerà allo stadio comunale San Vito “Gigi Marulla” di Cosenza. La Lega Italiana Calcio Professionistico dopo aver valutato la documentazione presentata ha deciso di accogliere la richiesta presentata dal Rende Calcio.
La serie C, dunque, tornerà in campo nel prossimo fine settimana ma resta lo stato di agitazione dei club “che valuteranno con quali forme attuarlo nel prossimo futuro”. Lo rende noto la Lega Pro in un comunicato in cui si sottolinea che le “richieste e proposte avanzate al governo non hanno avuto il riscontro auspicato” e si ricorda la protesta che aveva portato a non scendere in campo per il turno in calendario il 21 e 22 dicembre scorsi.
“Con l’azione del 22 dicembre – si legge nella nota – abbiamo voluto prendere una decisa posizione e lo abbiamo potuto fare perché abbiamo acquisito credibilità per le regole introdotte ed applicate e gli atti di risanamento posti in essere. Ora tutti sanno che non scherziamo perché siamo seri, abbiamo sollevato il tema principe per i club di Serie C, senza infingimenti o ipocrisie: il 2020 ci deve dire se siamo sostenibili con l’attuale configurazione. Chiediamo al governo che ci sostenga – prosegue la nota – con provvedimenti che vanno dalla restituzione del credito di imposta a nuove forme di contribuzione al calcio (1% dell’ammontare degli introiti delle scommesse etc.), dalla revisione della legge Melandri ad una modifica relativa all’imposizione IRAP sui contratti dei tesserati. Noi siamo il calcio sociale e quello della formazione dei giovani calciatori, i presidenti mediamente effettuano annualmente interventi da due a quattro milioni, chiediamo risorse per utilizzarle per costruire centri sportivi e formare i giovani. Il quesito aperto è semplice: o si trovano risorse per questa esperienza originale del calcio italiano o bisogna ridurre il numero dei club contribuendo a peggiorare la qualità sociale dell’Italia, non solo del calcio”.