COSENZA – E sul “San Vito” calò il buio. Ieri per il Cosenza e la Cosenza sportiva è stata davvero notte fonda. I Lupi, non sono sono diventati degli “agnellini” davanti al Montalto, lasciandosi travolgere sul piano del gioco e del risultato, con un secco ed indiscutibile 0-3 che passerà,
sicuramente, alla storia come una leggenda del calcio, quanto hanno umiliato la tifoseriwe, accorsa in massa, offrendo uno spettacolo indecente, incomprensibile, incredibile da decifrare, leggere e commentare. La sconfitta è stata analizzata a fondo, sia al triplice fischio finale da squadra, area tecnica e società, sia negli ambienti del tifo organizzato e non e sia sui social network. E proprio dalla lettura di alcuni post, si capisce, qualora ce ne fosse bisogno, che la “scoppola” non è andatà giù a nessuno. Leggendo alcuni post, si capisce che ci sono rimasti tutti male. Le Piane chiede scusa alla tifoseria, lo stesso fanno anche altri suoi compagni, seguendo a ruota il primo mea culpa del tecnico Gagliardi. Tra i tanti post, però, ce n’è uno che proprio non è sfuggito all’occhio attento dei lettori. Porta la firma di Andrea Marano, professione attaccante, cosentino doc, panchinaro di lusso, non si sa se per scelta tecnica o per altro. Il suo, più che un commento è un messaggio: “Vati piglia tu i fischi….. ciucciu e presuntuosu”. Un messaggio per chi? Forse, o meglio sicuramente, non lo sapremo mai. Di certo bisogna rialzare la testa, resettare immediatamente tutto e ripartire. Ripartire con il piede giusto, perchè domenica c’è linsidiosa trasferta di Paternò e al Cosenza non sono concessi più errori, nè alibi. Domani, alla ripresa della preparazione, sicuramente non mancheranno le critiche, gli sfottò e tutto quello che fa calcio, quando le cose non vanno bene. Se la battuta d’arresto è legata all’eccessiva pressione con cui si è arrivato a giocare questa stracittadina, società e area tecnica devono rivedere molte cose all’interno del giocattolo rossoblù che, se vuole davvero ritornare al calcio che conta, deve mostrare più maturità e maggiore padronanza nella gestione delle partite. Se, invece, l’interruttore nevralgico della squadra è andato in tilt perchè a qualche “under” le gambe sono andate in blocco e la testa nel pallone, occorre rivedere alcune cose e verificare se ci sono giocatori da “Cosenza”. La squadra costruita (nonostante le difficoltà economiche, il limite di budget, le indecisioni societarie, e il resto delle faccende interne al sodalizio silano) da Stefano Fiore e Aristide Leonetti, ha un assortimento di under, forse non psicologicamente pronti per una piazza esigente e affamata di calcio come Cosenza. Non è compito nostro sicuramente emettere dei giudizi negativi contro gli atleti silani, ma i fatti, purtroppo, lo impongono. Flrez, il giovane portiere sloveno, paragonato ad Handanovic, dopo le prime convincenti esibizioni a guardia dei pali, è entrato nel pallone, commettendo amnesie e leggerezze nella trasferta di Messina, e ripetendo errori anche ieri. Solleviamo un queisto: non è stato forse troppo prematuro gettarlo nella mischia, degradando Straface a ruolo di secondo? Sperando che qualcuno ci, cortesemente, risponda andiamo avanti. Da gente d’esperienza come Parisi, Fiore, Mosciaro, ci si aspetta molto di più, tanto di più. E se perdono la bussola e vanno in confusione e Arcidiacono, o non è ingironata di grazia o assente, la luce del gioco cosentino spegne e poi sono dolori. Parlando di Arcidiacono, è mai possibile che solo un giocatore come lui, all’interno di una squadra costruita per vincere e convincere, sia l’arma vincente del Cosenza?. Se fosse così sarebbe davvero un problema. Perchè Gagliardi e soci dovrebbero sperare che “Biccio” di il 100% da qui alla fine del campionato. Il Cosenza, non pervenuto in campo, contro il Montalto, è solo la fotocopia sbiadita di quella squadra, orgogliosa, testarda, grintosa, che ha messo per due volte paura al Messina, facendosi poi raggiungere e superare, in dodici minuti di “follia” collettiva. Ma se al Celeste si è pers solo sui titoli di coda, ieri al San Vito è finito tutto già al primo tempo. Il rigore sbagliato da Mosciaro, l’uscita kamikaze di Flrez, l’eccessivo nervosismo di Parenti, hanno complicato, maledettamente, la domenica dei Lupi. Onore e merito al Montalto, ben messo in campo da Franco Giugno, anche se il Cosenza è stato sconfitto da se stesso e da quell’identità di squadra che, come ha sottolineato Gagliardi – manca.