Numero chiuso e pochi veterinari (molti assorbiti nelle Asp): un solo pronto soccorso vet in provincia di Cosenza

Una sola struttura garantisce il Pronto Soccorso veterinario, h24 e nei festivi, in tutta la provincia di Cosenza. Non si trovano veterinari e c'è l'atavico problema del numero chiuso nelle università. Appena 1.082 posti per l'anno accademico 2023-2024. A medicina sono quasi 20mila

COSENZA – Negli ultimi mesi si è letto e detto di tutto, soprattutto sui social e su alcune pagine Facebook. Denunce, critiche e lamentele di tantissime persone, costrette a sobbarcarsi anche 100 chilometri in auto per raggiungere quella che, al momento, è l’unica struttura veterinaria in tutta la provincia di Cosenza che garantisce il pronto soccorso h24 e nei festivi. Si trova a Paola ed è la Clinica Pegaso diretta dal dottor Francesco Corrado, che deve soddisfare un bacino di utenza enorme come è quello della provincia più grande della Calabria. In caso di un’emergenza improvvisa al proprio animale da compagnia di notte o nei festivi, se il proprio veterinario non è disponibile o non può intervenire a domicilio, le persone non hanno alternative se non quella di raggiungere la clinica di Paola. Fino a poco tempo fa a Cosenza erano presenti altre due strutture che garantivano il Pronto Soccorso veterinario h24, ma per diversi motivi non svolgono più il servizio, con la conseguenza che tutta l’utenza si riversa su Paola dove è rimasta l’unica struttura a garantire le emergenze e con non poche difficoltà.

Veterinario

Pronto soccorso: «turni anche di 72 ore, veterinari introvabili»

Il dottor Corrado spiega «siamo al momento l’unico pronto soccorso H24 con ricovero che gestisce le emergenze in tutta la provincia di Cosenza. Solo in questi mesi estivi abbiamo già soccorso 22 cani colpiti da colpi di calore arrivati da tutta la provincia. Per un’emergenza una persona con il suo cane è arrivata nella nostra struttura dallo Ionio cosentino. Siamo 4 medici e 3 amministrativi e arriviamo a svolgere anche turni di 72 ore consecutive. Non è un problema di stipendi o una questione economica, ma il nodo è quello di riuscire a trovate veterinari. Non se ne trovano».

Pochi professionisti, molti assorbiti dalle Asp

Ma perché non si riescono ad aprire altri pronto soccorsi veterinari magari anche a Cosenza? Va fatta innanzitutto una doverosa premessa: la medicina veterinaria non rientra nel sistema sanitario nazionale o regionale. Non percepisce fondi pubblici ed è sottoposta a tutte le regole di sostenibilità di una vera e propria azienda privata. A differenza di medici ed odontoiatri, le prestazioni dei medici veterinari sono anche soggette all’aliquota Iva ordinaria al 22%, in netta antitesi con quanto succede nella medicina umana, perchè non sono «rese» alla persona. Restano “escluse dal campo di applicazione dell’Iva” solo le prestazioni veterinarie rese dalle aziende sanitarie locali, qualora operino in veste «di pubblica autorità» con utilizzo di propri dipendenti. Questo significa che una struttura o una clinica, per poter effettuare il servizio di pronto soccorso, deve assumere veterinari.

Fin qui nulla di strano: succede in tutte le aziende che hanno bisogno di forza lavoro. Ma, paradossalmente, proprio come avviene anche nei PS per le persone, è difficilissimo trovare veterinari. Non ci sono a sufficienza liberi professionisti in grado di attivare (e quindi gestire) un pronto soccorso veterinario, che richiede turni di notte e nei festivi. V’è di più: molti veterinari vengono assorbiti dalle Aziende Sanitarie Provinciali per essere coinvolti in diverse attività legate alla salute animale e alla salute pubblica, come le ispezioni in allevamenti e aziende agricole dove vengono tenuti animali o per la supervisione della sicurezza alimentare attraverso il controllo dei prodotti di origine animale, come carne e latticini. C’è poi da considerare che un libero professionista, magari, aspira legittimamente ad aprire un suo ambulatorio Vet, mentre altri, invece, vanno a lavorare all’estero allettati da proposte economiche importanti. A Cosenza e provincia ci sarebbero anche strutture moderne ed efficienti, gestite da ottimi professionisti, in grado di effettuare il servizio di Pronto soccorso H24. Ma il nodo resta sempre quello: senza veterinari diventa impossibile pensare di aprire un pronto soccorso.

Appena 1.082 posti a veterinaria, a medicina sono 19.944

C’è poi l’annoso problema del numero chiuso alle Università. I posti per l’accesso alla facoltà di veterinaria nelle università italiane nell’anno accademico 2023-2024 è di 1.082 con un aumento di appena 42 posti in più rispetto ai 1.040 dell’anno scorso. Un abnorme differenza con quelli, ad esempio, di medicina. Qui posti disponibili sono saliti a 19.944, con un aumento di 4mila posti in più rispetto al 2023 (circa il 30%). Per il Ministero della Salute il fabbisogno stimato di medici veterinari per l’anno 2023-2024 è di 1.248 unità, appena 36 in più dell’anno scorso. Per la Calabria è stimata una richiesta di 40 vet in più. Il fabbisogno viene stimato in base alla previsione di domanda e di offerta a livello regionale e nazionale dei professionisti sanitari. Sulla stima del fabbisogno formativo concorrono anche i pareri delle Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie.

Tabella Calabria fabbisogno medici

Costretti a rinunciare o a studiare fuori dall’Italia

Nonostante se ne faccia un gran parlare, né il governo Draghi né tantomeno il nuovo esecutivo Meloni hanno eliminato il numero chiuso. Ma anche i precedenti governi di centrosinistra non hanno mai eliminato questi vincoli, che restano penalizzanti per tantissimi ragazzi. Dal 31 luglio fino al 24 agosto, studenti e studentesse, tramite apposita piattaforma, hanno fatto richiesta di inserimento in graduatoria, utilizzando il miglior punteggio ottenuto ai TOLC-VET. E qui si aprirebbe un secondo capitolo considerando i costi enormi che devono affrontare le famiglie non solo per raggiungere le università italiane (viaggio e alloggio) dove si svolgono i Tolc ma anche per pagare le scuole di formazione per prepararsi. Scuole di formazione che non sono obbligatorie, ma di fatto, considerando la complessità dei quiz, 8 studenti su 10 le frequentano.

Alla fine, chi non entra, è spesso costretto a rinunciare al sogno della propria vita oppure deve andare a studiare in altri paesi Europei, dove non c’è il vincolo del numero chiuso, con un esborso economico non indifferente. Altro fattore non meno importante riguarda proprio i quiz per entrare nelle facoltà: sono difficilissimi e in alcuni casi estremamente penalizzanti per chi non è propriamente avvezzo a tutte le materie scientifiche.

Università ragazzi

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