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In Sila neve a rischio estinzione: poca e spesso fuori stagione. Diversificare l’offerta o il turismo morirà
COSENZA – Le nevicate ‘tardive’ di aprile in Sila o la stagione invernale di Lorica chiusa poche settimane fa, non devono trarre in inganno. È vero, a Botte Donato si è sciato a Pasqua e fin quasi alle porte di maggio. Ma solo perché le copiose nevicate che hanno permesso di tenere aperte le piste, si sono verificate ad aprile, perchè parliamo della vetta più alta della Sila e di due piste, quelle dell’Inferno, dove non batte il sole.
Anche il nostro altopiano soffre enormemente gli effetti dei cambiamenti climatici che stanno sta causando profondi mutamenti, modificando i ritmi delle stagioni e l’insorgere di fenomeni meteorologici estremi. Ma uno dei fenomeni più evidenti è rappresentato dall’assenza di neve sulle nostre montagne. Quanto? Parliamo di una media oramai vicina ai 20 giorni, ma si arriva anche a 30/40 giorni di neve in meno.
Sempre più spesso pioggia invece della neve
In molte zone della Sila, dove un tempo la neve era una presenza costante da fine novembre e maggio, la sua assenza, proprio nel periodo invernale, rappresenta una preoccupazione sempre maggiore. Non solo per gli amanti degli sport invernali, ma anche per gli ecosistemi di montagna e per le popolazioni locali che dipendono dall’indotto turistico legato alla neve.
Camigliatello tra gli impianti a rischio chiusura
Prendiamo l’esempio di Camigliatello Silano. La stazione di risalita del Tasso si trova ad una quota di partenza di 1.300 metri. La cabinovia che si inerpica lungo il fianco di Monte Curcio raggiunge la vetta a quota 1.768 metri. Ebbene, Camigliatello, che rappresenta oramai una stazione sciistica di media montagna, rischia di avere sempre meno neve nei prossimi inverni o, come già accaduto quest’anno, di averla a fine gennaio e per circa un mese e mezzo.
Nel report di Legambiente la località più rinomata e con più presenze di turisti, è stata inserita negli 84 casi simbolo tra gli impianti un po’ aperti e un po’ chiusi. Nel 2023 “apertura a fine gennaio e incertezza per il resto della stagione”. Situazione simile a Palumbo Sila “L’impianto è riuscito ad aprire a seguito delle nevicate di metà gennaio 2023, ma per tutto il periodo di dicembre 2022 invece è rimasto chiuso e in attesa di nevicate” e a Gamabarie dove la poca neve non ha permesso l’apertura.
In Sila temperature aumentata di quasi 2 gradi
I dati confermano che l’Europa si sta riscaldando a ogni latitudine. In un terzo di questi comuni la temperatura media è aumentata di oltre 2°C tra gli anni ‘60 e l’ultimo decennio, con picchi più elevati nelle località montane. Infatti com’è noto in montagna la temperatura cresce più del doppio rispetto alla media. La diminuzione delle precipitazioni è causata principalmente dalle crescenti temperature medie, che causano un aumento della piovosità invernale rispetto alla neve.
Inoltre, l’aumento delle temperature fa sciogliere la neve più rapidamente rispetto al passato, con conseguenze significative sulla distribuzione dell’acqua e sulla stabilità dei versanti montuosi. Nevica sempre meno, lo fa tardivamente ed alle alte quote.
I maggiori incrementi sono concentrati sulle Alpi. L’aumento più elevato è stato misurato nei comuni di Aprica e Teglio, entrambi in provincia di Sondrio con un aumento di ben 3,9 gradi. L’unico comune in cui si osserva un incremento inferiore a 1 grado è Chiomonte (TO) con + 0,8 gradi. Per quanto riguarda Lorica, Camigilatello Silano e Villaggio Palumbo, il report riporta un aumento di +1.9 gradi. Va peggio a Gambarie, dove le temperature medie sono aumentata di + 2,5 gradi.
Ed è una neve sempre più costosa dato che per compensare la mancanza di quella naturale, l’Italia punta sull’innevamento artificiale. Una pratica non sostenibile e alquanto cara sperperando anche soldi pubblici. A parlar chiaro sono i dati del nuovo dossier di Legambiente “Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica”
L’assenza del privato può costarci caro
L’assenza di neve in inverno può avere conseguenze significative sull’ambiente, con il rischio di diminuzione di alcune specie vegetali e animali, ma anche sull’economia delle zone di montagna, dove il turismo invernale rappresenta una fonte importante di reddito.
Per cercare di far fronte a questo fenomeno, molte regioni hanno avviato programmi di intervento, come la promozione di nuove attività turistiche non dipendenti dalla presenza della neve. Tuttavia, questi interventi non possono essere considerati come soluzioni definitive e necessitano di una strategia a lungo termine per far fronte ai cambiamenti climatici e alle loro conseguenze.
Per cercare di far fronte a questo fenomeno, molte regioni hanno avviato programmi di intervento, come la promozione di nuove attività turistiche non dipendenti dalla presenza della neve. Tuttavia, questi interventi non possono essere considerati come soluzioni definitive e necessitano di una strategia economica e ambientale e diversificata.
L’esempio positivo di turismo sostenibile di Camminasila
Nel report di Legambiente un caso positivo di buone pratiche c’è: ed è quello di Camminasila. “Si propone un modo diverso di vivere il turismo sulla Sila, improntato sui principi della sostenibilità in estate come in inverno. Camminasila è un’associazione che ha lo scopo di promuovere il territorio Silano attraverso le attività outdoor come il trekking, la mountain Bike, le ciaspole, lo sci di fondo, la canoa e tutte quelle attività eco-sostenibili che consentono di far conoscere il territorio in ogni stagione. L’associazione ha anche selezionato luoghi in cui mangiare e dormire che rispecchino i criteri della sostenibilità adottati per le attività sportive. Le ciaspolate sono studiate per venire incontro ad ogni tipo di esigenza, infatti organizzano sia uscite in diurna che in notturna. Numerose anche le escursioni organizzate per coloro che amano lo sci di fondo”.
La Pagliara, da gioiello a impianto abbandonato e vandalizzato
Nel lungo report di Legambiente, tra i 249 impianti di risalita abbandonati è finita anche la stazione della Pagliara a Monte Scuro. Da quasi 15 anni un impianto fantasma, abbandonato al proprio destino e vandalizzato da ladri e sciacalli. Desolazione per una struttura, un tempo fiore all’occhiello del territorio silano cosentino. La Pagliara serviva due tracciati, innevati anche artificialmente, corti, ma molto divertenti. Ma la caratteristica principale della stazione era la possibilità di sciare anche di notte, grazie ad un potente impianto di illuminazione lungo la pista. A valle il confortevole rifugio con ristorante ed ampi spazi verdi. Poi l’incendio che ne ha decretato la fine.
https://www.quicosenza.it/news/provincia/199653-cera-una-volta-la-pagliara-la-triste-fine-dellimpianto-in-mano-a-vandali-e-sciacalli
Nicoletti “stime che non vanno a migliorare la situazione”
La pensa così anche Antonio Nicoletti “Aree protette e biodiversità di Legambiente” che ha commentato così il report focalizzandosi sulle prospettive future del turismo in Sila alla luce dell’impatto climatico. “Il report – spiega Nicoletti – interessa tutto lo scenario globale quindi anche quello italiano. Valutazioni valide non solo per le Alpi ma anche per il contesto appenninico che riguardano dunque la Sila. Previsioni e stime che non vanno a migliorare la situazione. Parliamo di uno scenario oramai consolidato che riguarda l’emergenza climatica e quello che dobbiamo fare per ridurre l’impatto del clima ma nel contesto di un ambiente dedicato anche alla conservazione della biodiversità”.
“Da un secolo in Sila nessun passo avanti nel turismo”
“Non possiamo nemmeno farci fregare dall’idea – spiega ancora Nicoletti – che la neve c’è perché arriva ad Aprile. Non è così. Se arriva lo fa in un periodo in cui dal punto di vista turistico non sei attrezzato. Tutto questo ci dovrebbe far capire (ma già da tempo) che devi diversificare. Gli impianti di risalita sono costosi ed energivori indipendentemente dall’impatto climatico. Ed anche produrre neve, nel contesto del cambiamento climatico, diventa quasi insostenibile. In Sila si continua a deviare dal ragionamento: qualsiasi scelta si voglia fare, chiunque la proponga non si è mai posto il problema: chi paga questa roba qui? Dopo quasi un secolo di turismo in Sila, è possibile che il sistema turistico locale non abbia fatto un passo in avanti? Siamo sempre noi che paghiamo. Perché chi fa la proposta di investimenti o scenari si deve assumere anche la responsabilità di mettere le risorse”.
“Troppo comodo che siano sempre le casse pubbliche a mettere mani al portafoglio. Io mi sto confrontato con il comprensorio di Roccaraso, dove il bacino sciistico è gestito dai privati. Loro si stanno già ponendo il problema non solo di come allungare la stagione sciistica ma di come poter riprogrammare il turismo invernale alla luce del contesto del cambiamento climatico”.
“Serve un bacino sciistico unitario”
Per Nicoletti occorre subito voltare pagina “anche gli imprenditori devono darsi da fare. Se vogliono passare da prenditori a “imprenditori” devono cominciare a mettere nero: come si raggiunge la sostenibilità, come la paghi e cosa offri al potenziale turista. Da noi tutto questo manca. In questo scenario succede che la Regione paga, attraverso Arsac o Ferrovie della Calabria, per gestire gli impianti e le piste”.
“La neve dovrà essere una parte dell’offerta turistica”
“Allora, visto che è questo lo scenario, almeno dobbiamo essere bravi a razionalizzare. Facciamo un sistema unitario, un sistema sciistico unitario, probabilmente della Calabria, visto che parliamo anche di altri impianti. Serve un gestore unico che si assuma la responsabilità. Come Legambiente siamo anche disponibili a dare una mano per capire come avviene questa transizione. Ma lo si faccia con serietà e coscienza. Non possiamo pensare di continuare su questo andazzo senza avere coscienza che c’è uno scenario mutato ambientale in primis ma anche economico. La Regione continua a investire, ma lo faccia con responsabilità. Dire la montagna che senza neve è finita, è tagliarsi le gambe da soli”.
E allora conclude Nicoletti “Se sappiamo che lo scenario ti porta alla fine di questo tipo di strategia, allora devi fare in modo che la neve sia solo una parte dell’offerta turistica più complessiva, che deve essere evocata alla sostenibilità che è fatta di tanti piccoli pezzetti”.
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