Tonnellate di fanghi industriali nei terreni del cosentino da altre Regioni e oltre 1 mln di profitti

Due misure cautelari per l'attività illecita proveniente da Campania, Valle d’Aosta, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo, Puglia e anche Calabria

COSENZA – Oggi, i militari del Gruppo Carabinieri Forestale di Cosenza, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di due soggetti, per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, riguardante in particolare il territorio di Corigliano-Rossano in provincia di Cosenza.

Contestualmente nei confronti di una società, operante nella produzione di laterizi, con sede nell’area urbana di Corigliano-Rossano è stato eseguito il sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale.

La complessa attività di indagine, che trae origine da una denuncia presentata presso i Carabinieri Forestali, è stata svolta dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Cosenza, e si è avvalsa dell’attività tecnica supportata da una minuziosa attività di riscontro documentale e dalle classiche attività di pedinamento. Gli esiti di indagine, accolti nella ordinanza cautelare, hanno delineato ( nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa)  la gravità indiziaria circa la presunta “attività organizzata per il traffico di rifiuti”.

In particolare, a fronte di un’autorizzazione che consentiva di trattare fanghi industriali per la produzione di laterizi, la presunta attività di traffico illecito di rifiuti sarebbe avvenuta smaltendo, illecitamente, ingenti quantitativi di fanghi industriali nei terreni circostanti lo stabilimento, realizzando di fatto, un’enorme discarica di rifiuti speciali rappresentati da fanghi di origine industriale provenienti da attività di depurazione.

Sarebbero stati accumulati sui terreni di pertinenza dell’azienda 18.884 tonnellate di fanghi di origine industriale, provenienti da aziende con sede nelle regioni Campania, Valle d’Aosta, Basilicata, Calabria, Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo e Puglia, scaricando 623 cassoni colmi di fanghi per un totale di 491 trasporti. I fanghi in arrivo, anche privi delle caratteristiche chimico-fisiche imposte dalla normativa tecnica e di odore sgradevole, anziché essere trattati per ottenere dal materiale conferito la “Ecoargilla”, erano mescolati direttamente con altri fanghi precedentemente conferiti e con minimi quantitativi di argilla, e quindi smaltiti sui terreni a fondo naturale dell’azienda.

L’ingente quantitativo di rifiuti smaltito ha determinato una modifica della morfologia creando importanti rialzi. Le attività investigative hanno permesso di stimare un incasso superiore al milione di euro annuo per il conferimento dei fanghi. Il procedimento per l’ipotesi di reato è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

 

 

 

 

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