Cassano All’Ionio intitola una via a Raffaele Sbarra: vittima della SS106

L'incidente fece molto scalpore anche perché l'automobilista, oggi 39enne, guidava in stato di ebbrezza. Dopo il processo l'uomo è stato condannato a 2 anni

CASSANO ALLO IONIO (CS) – Un doveroso tributo verso un giovane “esemplare” che, nonostante i suoi soli 21 anni, si era già fatto ben volere e stimare da tutti e che, a causa della malattia del papà, aveva dovuto lasciare la scuola e andare a lavorare per portare a casa il pane, per i genitori e i fratelli più piccoli. Ma anche un segnale forte, un monito per invocare il rispetto delle norme sulla circolazione stradale e strade più sicure, in particolare una, la famigerata Statale 106, di cui è stato una delle innumerevoli vittime.

Accogliendo la richiesta avanzata dall’Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106″, che da anni si batte per porre fine alla scia di sangue sulla “Strada della morte”, come viene tristemente definita la lunga e pericolosa arteria che attraversa tutta la Calabria, proposta ritenuta “condivisibile e da accogliere per il suo significato morale e sociale e per l’importanza che assume per tutto il territorio”, per citare la delibera, la giunta comunale di Cassano all’Ionio, il paese dove risiedeva, con atto del 9 luglio 2022 ha deliberato di intitolare una strada comunale a Raffaele Sbarra, l’appena ventunenne vittima di un terribile schianto tra la sua moto e un’auto occorso appunto lungo la 106 nel territorio di Roseto Capo Spulico il 18 agosto 2012: la cerimonia si terrà proprio il 18 agosto 2022, nel decimo anniversario della tragedia.

Il processo

Il tratto di strada intitolato al giovane si trova, in particolare, nella frazione di Sibari, presso la Bruscata grande (località Millepini). L’incidente all’epoca fece molto scalpore anche perché l’automobilista, oggi 39enne di Amendolara, che lo aveva causato invadendo la corsia opposta dove sopraggiungeva l’incolpevole motociclista, era risultato ampiamente positivo all’alcoltest: guidava in stato di ebbrezza. I familiari di Raffaele, in testa la combattiva mamma Loredana Maritato, hanno dovuto sostenere una lunga e dura battaglia per rendere giustizia al loro ragazzo,  arrivando a chiudere un processo che si strascinava da anni e ottenere un congruo risarcimento per una famiglia straziata dal dolore e che, con il proprio caro, aveva perso anche il suo principale sostengo economico. Si è così giunti, da parte del Tribunale di Castrovillari, alla condanna a due anni di reclusione dell’automobilista, cui è stata ascritta l’esclusiva responsabilità del sinistro, escludendo quindi qualsiasi eventuale concorso di colpa della vittima.

L’intitolazione ha un valore immenso

“L’intitolazione di una strada a Raffaele Sbarra – spiega il presidente dell’o.d.v. Basta Vittime Sulla Strada Statale 106, Leonardo Caligiuri – per noi, e credo per tutta la Calabria, ha un valore immenso. Essa infatti non costituisce solo il riconoscimento delle qualità umane e morali di questo ragazzo poco più che ventenne, ma già con la testa sulle spalle, che aveva messo da parte tutti i sogni e i divertimenti dell’età per sostenere la sua famiglia, ma anche e soprattutto l’ennesima, autorevole conferma dell’emergenza nazionale costituita dalla Statale 106, che è come se fosse una guerra, un conflitto, con il relativo prezzo da pagare in termini di vittime innocenti, di feriti anche gravi, di famiglie distrutte per sempre. Perché è vero, e il caso specifico ne è un esempio ancora più evidente, che gli incidenti accadono nella stragrande maggioranza delle circostanze per la (ir)responsabilità di quanti infrangono le regole, ma è altrettanto vero che le conseguenze di queste fatali violazioni vengono acuite all’ennesima potenza quando le strade presentano standard di sicurezza insufficienti e inadeguati, come la 106. L’iniziativa del Comune di Cassano allo Ionio, che ringraziamo per la sensibilità dimostrata, rafforza ancora di più la voce che si leva alta da una vita da questa terra verso le istituzioni: si consideri la “Strada della Morte” una questione nazionale, e si intervenga. Anche per Raffaele e per tutte le altre decine e centinaia di croci che la costellano, perché il loro sacrificio non sia stato del tutto vano”.

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