“Non solo macerie”. Cavallerizzo resta ferita, ma ci dà una lezione da imparare

Grazie ad un permesso esclusivo ed immagini inedite, vi propiniamo una nuova chiave per rileggere la storia di un evento che ha a scosso l'Italia

CERZETO (CS) – Era il 7 marzo del 2005 quando un’enorme frana inghiottì parte del centro storico di Cavallerizzo, piccola frazione di Cerzeto. Cavallerizzo poggia su una frana storica e nota da oltre un secolo. Molte abitazioni furono costruite su terreni instabili caratterizzati da altissimo rischio idrogeologico e da elevata sismicità. Dopo la frana gli studi commissionati dal Dipartimento della Protezione civile evidenziarono che “l’intera frazione di Cavallerizzo era sita su di una frana classificabile come attiva. La parte alta del paese era in abbassamento, mentre le parti media e bassa del paese in traslazione con un movimento stimato verso est di almeno un centimetro all’anno”. La frana si portà via diverse abitazioni, mentre rimasero intatte quelle costruite sulla roccia. Su 60 mila mq valutati, 11 mila risultarono gravemente danneggiati, 12mila mediamente danneggiati, 15mila con danni leggeri e 23mila senza danni. Alla fine furono 124 gli edifici danneggiati, mentre per gli altri 183 che non subirono danni venne comunque decisa l’evacuazione con l’intera frazione classificata come zona rossa.

 

Di fatto Cavallerizzo divenne una città “fantasma”. La nuova Cavallerizzo venne interamente riscostruita a valle, nella località di Pianette, dando vita ad un progetto, concordato con i cittadini, per riprendere le caratteristiche dell’abitato originario. La nuova area residenziale venne composta da cinque quartieri, le tradizionali gjitonie, disposte secondo la tipica forma di petali di un fiore. Cavallerizzo, infatti, fa parte della dorsale di insediamenti arbëresch, di tradizione albanese in Italia, il cui tessuto urbano è caratterizzato dalle gjitonie, quartieri composti da tre o quattro case abitate da famiglie legate da una relazione di stretto vicinato. Questa realtà ha fornito il modello di riferimento per disegnare i nuovi spazi pubblici ed i modi dell’abitare, tenendo conto delle relazioni tra parenti, amici, nuclei familiari .Il progetto rispetta le caratteristiche della comunità colpita, con l’obiettivo di ricostituire il “paese” nella sua interezza e non solo di ridare una casa a chi l’ha perduta.

Furono costruite 260 case per circa 560 persone, affacciate su sei piazze, personalizzate sulla base delle richieste pervenute nel corso dei lavori dai nuclei familiari. Per favorire le occasioni di incontro tra i cittadini, il Dipartimento della Protezione Civile realizzò nelle vicinanze di Cavallerizzo un centro di aggregazione, inaugurato a marzo 2007. Per favorire la ripresa, nell’area artigianale di Colombra in prossimità del centro abitato, vennero stati realizzati una falegnameria e due capannoni per attività edili. A febbraio 2011 la consegna dei primi 40 alloggi e quattro unità commerciali in due quartieri. A dicembre 2011 terminarono i lavori di realizzazione del nuovo centro abitato. I 261 edifici realizzati interamente a carico dello Stato e nel pieno rispetto delle normative antisismiche hanno avuto un costo complessivo pari a circa 67,5 milioni di euro – per la ricostruzione di circa 48.000 mq di residenze, magazzini, attività commerciali e artigianali. Cavallerizzo resterà per sempre attraversato da una ferita profonda. Ma i suoi abitanti e la comunità ci hanno dato una lezione da imparare.

Ad aprile 2013 il Comune di Cerzeto è stato individuato come amministrazione competente a coordinare le attività necessarie a superare in maniera definitiva le criticità causate dal dissesto idrogeologico.

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