CATANZARO – Due anni, due mesi e 20 giorni di reclusione: è la sentenza con cui il gup di Catanzaro ha condannato Domenico Giorno, di 43 anni, il cosentino arrestato dalla Polizia il 27 novembre scorso per auto-addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale. L’uomo, che viveva a Luzzi, nel Cosentino, insieme ai genitori, si era fatto crescere la barba nello stile islamico, aveva imparato a parlare arabo e si era avvicinato allo jihadismo. L’aspirante terrorista conduceva un’esistenza da insospettabile, prestando servizio in un Caf gestito con il padre. Il provvedimento di fermo traeva origine da un’indagine, denominata “Miraggio”, condotta dalla digos distrettuale di Catanzaro e di Cosenza, dal servizio polizia postale e delle comunicazioni e dal servizio per il Contrasto all’estremismo e terrorismo esterno della Dcpp/Ucigos, diretta e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Catanzaro con il procuratore Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il pm Graziella Viscomi.
Aveva imparato a costruire ordigni
L’uomo, che parla anche l’arabo, aveva scaricato sul Dark Web manuali utili a costruire ordigni esplosivi artigianali e dispense di auto-addestramento per realizzare attentati, secondo l’accusa, poteva preparare attentati ed eludere controlli ed intercettazioni come un vero “lupo solitario” del terrorismo islamico. In casa sua, gli agenti trovarono manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, documenti esplicativi sull’auto addestramento per il compimento di attentati, nonché video ed immagini cruente di esecuzioni dell’Isis, riviste ufficiali delle agenzie mediatiche di Isis, Al Qaeda e altri gruppi terroristici, oltre a documenti in lingua araba auto prodotti dall’indagato. Dalle indagini non erano emersi elementi che potessero indurre a pensare che Giorno stesse effettivamente ideando un atto terroristico.