La procura di Salerno ha chiesto il processo per il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, indagato insieme due carabinieri, un poliziotto e il titolare della società “Stm”, già coinvolta nell’inchiesta sul software “Exodus” e sulle intercettazioni abusive
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CASTROVILLARI (CS) – Corruzione in atti d’ufficio e falsità ideologica. Sono queste le ipotesi d’accuse per le quali il Procuratore vicario di Salerno Luca Masini e il pm Vincenzo Senatore hanno chiesto il rinvio a giudizio per 56enne magistrato di Castrovillari Eugenio Facciolla e altre quattro persone. Si tratta del carabiniere della forestale Alessandro Vincenzo Nota, 35 anni di Cosenza, il maresciallo dei Carabinieri forestali Carmine Greco, 53 anni di Camigliatello Silano, il poliziotto Vito Tignanelli, 50 anni di Pietrafitta e la moglie Maria Aquino, 57 anni di Pitrafitta e titolare della società Stm, coinvolta nell’inchiesta condotta dalle Procure di Napoli e Roma sull’affare del software Exodus e sulle intercettazioni abusive.
Ingiusto vantaggio patrimoniale alla Stm
Secondo l’accusa il procuratore Facciolla avrebbe affidato alla Stm il noleggio di alcune apparecchiature per le intercettazioni e procurato “un ingiusto vantaggio patrimoniale alla Stm“. In cambio avrebbe ottenuto il servizio di videosorveglianza della propria abitazione. In particolare “il servizio di videosorveglianza sarebbe stato attivato nella primavera del 2017 dalla Stm su espressa indicazione di Marisa Aquino in assenza di contratto o di documentazione idonea ad attestare la fornitura con l’installazione di due videocamere che inquadravano il parcheggio antistante e l’ingresso dell’abitazione del Magistrato a Cosenza e la contestuale installazione di un ponte radio per la trasmissione delle immagini remotizzate su un server posizionato presso la sede della società a Pietrafitta“. Per l’esercizio dei suoi poteri, inoltre, Facciolla avrebbe procurato un ingiunto vantaggio alla Stm anche per le violazioni del codice della strada. Quando un mezzo della società riceveva una multa, secondo la Procura di Salerno Facciolla “attestava l’improcrastinabilità dello svolgimento dell’attività d’indagine, allegando ai verbali di contestazione le sue giustificazioni“.
Carmine Greco e l’inchiesta Stige
L’ipotesi di falso viene contestata anche al maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco, comandante della stazione dei carabinieri di Cava di Melsi, per un’annotazione di servizio che il militare ha redatto sui suoi rapporti con l’imprenditore Antonio Spadafora, coinvolto nell‘inchiesta antimafia Stige e dalla quale è partita tutta l’indagine. Arrestato a inizio luglio del 2018, il maresciallo Greco era stato intercettato nell’ambito di un’operazione della DDA di Catanzaro. Da quelle telefonate era emerso che il militare aveva manipolato un’indagine che stava conducendo per conto della Procura di Castrovillari. Nel capo di imputazione la Procura di Salerno scrive che – Greco e Facciolla, dopo l’arresto di Spadafora avvenuto il 9 gennaio 2019, avrebbero concordato la redazione di un’annotazione nella quale fossero descritte le attività informative che quest’ultimo aveva acquisito mesi prima nel corso di interlocuzioni con Antonio Spadafora. Documento risultato materialmente falso recando la data del 31.12.2017, giorno in cui Greco non risultava in servizio e, sulla base di accertamenti eseguiti sul computer del maresciallo, il file risultava generato il 15.1.2018 e modificato l’ultima volta il 19.2.2018”.
Accusa di falso anche per un altro militare dell’Arma all’epoca dei fatti in servizio nella stazione dei carabinieri Cava di Melis, Alessandro Vincenzo Nota. L’udienza preliminare è stata fissata per il 27 novembre.
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