Passepartout: nell’inchiesta anche il “trenino della Sila” e la linea Cosenza-Catanzaro

Nell’inchiesta emerge il ruolo centrale del direttore di Ferrovie della Calabria Giuseppe lo Feudo. Per i PM sarebbe lui la figura di collegamento tra Adamo, Oliverio e Zinno e gli operatori economici di settore beneficiari delle condotte di turbative nelle procedure di gara pubblica

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CATANZARO –  Per la Procura di Catanzaro, tra le opere pubbliche e strategiche finite al centro dell’inchiesta Passepartout, ci sarebbero anche gli interventi su due tratte ferroviarie gestite da Ferrovie della Calabria: la riqualificazione e velocizzazione della linea Cosenza- Catanzaro e quella Cosenza-San Giovanni in Fiore, con particolare riferimento alla tratta turistica tra Moccone e San Nicola-Silvana Mansio. Tutto ruota intorno alla figura di Giuseppe Lo Feudo, scrivono i PM “figura di collegamento tra la parte pubblica e istituzionale (Adamo, Oliverio e Zinno) e gli operatori economici di settore (Ventura, Borgia e Trifirò), beneficiari delle condotte di turbative nelle procedure di gara pubblica. Per i PM è Lo Feudo che organizza e promuove incontri, fa circolare informazioni e suggerimenti tecnici, allo scopo di assicurare l’attivazione delle procedure di gara e di mantenere il controllo sulle principali opere pubbliche d’interesse regionale.

Linea Cosenza-Catanzaro: “bandi privi di sub-criteri e sub-punteggi”

Uno degli interventi finiti al centro dell’inchiesta “Passepartout” è quello relativo la riqualificazione e velocizzazione della linea ferroviaria Cosenza- Catanzaro di Ferrovie della Calabria. Le contestazioni sono mosse a carico di Luigi Giuseppe Zinno, nella qualità di dirigente dei lavori pubblici e componente della commissioni giudicatrice nella procedura di gara per lo studio di fattibilità dell’opera, Giuseppe Lo Feudo in qualità di direttore generale di Ferrovie della Calabria e della stessa commissione giudicatrice e Tito Berti Nulli, rappresentate legale del raggruppamento temporaneo d’imprese composto da Sintagma srl – Alberto Milotti – Maria Elisabetta-Barbale aggiudicatario definitivo della procedura di gara per lo studio di fattibilità. Tutti, è scritto nelle carte di avviso di conclusione indagini, attraverso collusioni, accordi, promesse e mezzi fraudolenti: “avrebbero predisposto il bado privi “di sub-criteri con i relativi sub-punteggi per una corretta, omogenea e trasparente valutazione della documentazione” e “con la nomina nella commissione giudicatrice di membri favorevoli alla realizzazione del progetto per agevolare e favorire l’aggiudicazione dell’opera in favore dell’offerente raggruppamento temporaneo tra prestatori di servizi.  Nello svolgimento della suddetta procedura di gara “non sarebbe stata inoltre garantita la sufficiente sicurezza dei plichi e, dunque, la segretezza delle offerte, mentre in vista dell’aggiudicazione i rappresentanti dell’ente appaltante avrebbero mantenuto contatti con il rappresentante legale del raggruppamento temporaneo dal quale “si recepivano suggerimenti in ordine ai contenuti ed alle modalità di gara in vista dell’aggiudicazione”.

Il “Trenino della Sila” senza nulla osta tecnico

E ci sarebbe sempre il presidente di Ferrovie della Calabria S.RL, Giuseppe Lo Feudo, anche nell’intervento relativo al ripristino della linea ferroviaria Cosenza-San Giovanni in Fiore, con particolare riferimento al cosiddetto “Trenino della Sila”, ovvero la tratta turistica che da Moccone arriva a San Nicola-Silvana Mansio. Lo Feudo è indagato insieme a Santo Marazzita, in qualità di direttore d’esercizio servizio ferroviario e direttore dei lavori del sistema integrato manutenzione e infrastrutture. Per i PM “avrebbero violato le norme in ordine all’efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione, in particolare quelle in materia di sicurezza e regolarità dell’esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto. In pratica “avrebbero aperto la tratta turistica che da Moccone arriva a Silvana Mansio senza il nulla osta tecnico del competente ufficio speciale trasporti a impianti fissi procurando, così, vantaggi patrimoniali a favore di Pietro Ventura (socio e rappresentante della Francesco Ventura S.r.l) in quanto beneficiario dell’attività illecita. In più, cosa ancor più rilevante, avrebbero arrecato agli utenti del servizio di trasporto pubblico ferroviario, un danno derivante dall’assenza delle verifiche di regolarità e sicurezza”.

Pericoli del Ponte Cannavino non segnalati

Nella carte del’inchiesta si parla anche del ponte Cannavino di Celico. Lo Feudo e il dirigente Zinno, entrambi con competenze di vigilanza sulle strutture del trasporto pubblico e regionale, “avrebbero messo in pericolo anche la sicurezza del trasporto veicolare e stradale (quindi tutte le persone che giornalmente attraversavano e attraversano il ponte di Celico). Questo perchè, si legge ancora, visto che la tratta ferroviaria Cosenza- San Giovanni in Fiore si interseca proprio sotto il viadotto Cannavino avrebbero omesso di segnalare la rilevata insorgenza del pericolo di cedimento del ponte alle autorità competenti (Regione Calabria, Anas, Prefettura, Protezione Civile)“.

 

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