Sila, caporalato: rinvii a giudizi, assolti Fulvio e Gianpaolo Serra

In Abbreviato Fulvio e Gianpaolo Serra sono stati assolti dall’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d’ufficio e tentata truffa aggravata. Per 14 la sentenza è di rinvio a giudizio 

 

COSENZA – Da indagati ad imputati in rito ordinario dovranno rispondere dell’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d’ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Morrone difeso dagli avvocati Pierluca Bonofiglio e Libera Caputo è stato prosciolto dal capo uno dell’imputazione sempre in riferimento al reato di sfruttamento. Per il rito abbreviato Fulvio e Gianpaolo Serra sono stati assolti dall’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d’ufficio e tentata truffa aggravata. Il Gup Santese ha inteso condannarli a sei mesi con sospensione condizionale della pena, per l’articolo 22, comma 12 del testo unico dell’immigrazione, in cui si punisce il datore di lavoro che occupi lavoratori privi del permesso di soggiorno. Il pubblico ministero Manzini per i due imputati in rito abbreviato, ne aveva chiesto la condanna a due anni e 5 mila euro di ammenda per ogni lavoratore, ma il Gup Santese ha inteso accogliere le motivazioni della difesa con assoluzione per i reati più gravi e una condanna solo per l’articolo 22 del testo dell’immigrazione. Naturalmente la difesa rappresentata dagli avvocati Franz Caruso e Gabriele Volpe ricorrerà in appello.

LE INDAGINI

Tra i centri di accoglienza nel mirino degli inquirenti c’era il “Santa Lucia” a contrada Neto di Spezzano Piccolo. I responsabili del CAS dovranno anche rispondere della manipolazione dei fogli presenza dei rifugiati, che venivano dati come presenti nel tentativo di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge a sostegno della struttura di accoglienza. Durante il blitz cinque migranti del centro furono trovati all’interno un’azienda agricola a San Giovanni in Fiore. Secondo le indagini i gestori dei CAS incassavano i soldi stanziati dal Governo per l’accoglienza e quelli delle aziende agricole alle quali fornivano la manodopera. Il Presidente e due responsabili della gestione di un Centro di Accoglienza Straordinaria sarebbero accusati di aver illecitamente reclutato i rifugiati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, a loro affidati, per essere impiegati in nero come braccianti e pastori in numerose aziende agricole del luogo, sfruttati a nero per 15 – 20 euro  per una giornata lavorativa di 10 ore.

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