AMANTEA (CS) – I sigilli erano stati apposti, dopo il dissequestro di Luglio, a causa di un insabbiamento che aveva reso i fondali troppo bassi per la navigazione.
A partire da ieri, la struttura è stata riaperta al pubblico ed è consentito sia l’accesso che l’uscita dal porto turistico per tutti i mezzi nautici cui pescaggio, derive comprese, non superi il metro di lunghezza. Revocato il sequestro, dopo la messa in sicurezza, l’area portuale di Campora San Giovanni riapre quindi le sue attività in attesa che vengano terminati i carteggi che permetteranno al Comune di Amantea di acquisirne la proprietà, ora in capo alla Regione Calabria. Documenti che per essere ultimati necessitano del certificato di collaudo che potrà essere emesso solo nel momento in cui verranno terminati i lavori per deviare il fiume che scorre a lato del porto.
Un progetto da 88 milioni di euro, necessario per evitare che l’acqua del fiume possa creare danni alla struttura portuale, ma che l’amministrazione comunale di Amantea non ha, ad oggi, la possibilità di sostenere. Si è perciò pensato di affidare i lavori ad un privato in project financing, ma attualmente si è ancora in una fase embrionale dove alcuni imprenditori hanno presentato manifestazione d’interesse. Tutto in itinere, mentre resta fermo il sequestro dei gabiotti affidati per la gestione del porto dalla Giannetti Sapri Group a Tommaso Gentile, boss dell’omonima cosca operante nel basso Tirreno cosentino consentendo alla consorteria criminale di esercitare il totale controllo sulla struttura portuale trasformata in una vera e propria base operativa e strategica del clan.