Giunto alla sua sesta edizione, la manifestazione artistica allestirà concerti, dibattiti con personaggi della scena politica e culturale, momenti d’inte(g)razione tra popoli per piccoli e per grandi. A giorni il programma completo
ACQUAFORMOSA (CS) – Ritorna a spron battuto il ‘Festival delle Migrazioni’ che si terrà quest’anno dal 23 al 27 agosto e di cui a giorni svelerà retroscena e contenuti. Sentiamo Giovanni Manoccio, Vicesindaco e Assessore all’accoglienza del borgo arbereshe: “Anche quest’anno il nostro paese, tramite il Festival, vuole mandare un messaggio di pace al mondo. Nell’ultimo anno il fenomeno delle migrazioni ha assunto proporzioni sempre maggiori e, purtroppo, sono aumentati gli episodi di intolleranza verso chi, scappando dalla guerra e dalla disperazione, cerca una speranza, un futuro migliore” e ribadisce con fermezza: “Al bando ogni parola xenofoba in stile sempre più tamarro di Salvini e dei suoi sostenitori, al bando la minaccia di muri e carri armati. Noi ad Acquaformosa costruiamo ponti”. Un festival che anno dopo anno ha posto pietra su pietra e che ha permesso al piccolo comune del Pollino di diventare oggetto di studio alla 34esima edizione del Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté – che si tiene ogni anno in Lussemburgo – durante la seconda giornata di questa importante kermesse europea. Un traguardo non raggiunto per volere del Fato, ma costruito e coscientemente sostenuto dal paese e dal riscatto socio economico che grazie agli Sprar, alle intuizioni di amministratori solidali ha letteralmente resuscitato Acquaformosa.
La crescita dell’economia sociale del ‘paese deleghistizzato’ Acquaformosa
A qualcuno consigliamo un piccolo sforzo di memoria se non dovesse ricordarsi dov’è e cosa fa Acquaformosa per i migranti. Nel 2015 è balzato all’onore delle cronache per essersi convertito nel primo paese deleghistizzato con tanto di cartello stradale all’inizio della strada che porta al paese. In quella circostanza era stato proprio il ‘Festival delle Migrazioni’ ad essere finito nel mirino di Salvini e degli anatemi contro gli immigrati. Durante il Festival furono fatte girare magliette con la scritta “Salvini è un tamarro” con il leader del carroccio che, trasalito, aveva addirittura minacciato querela. “Come si fa a querelare una persona perché manda un messaggio. Dovrebbero farlo anche tutte le persone che non condividono le sue idee e dove lui si presenta con il nome della loro città” apostrofò all’epoca proprio Manoccio che oggi , oltre a ricoprire la carica istituzionale comunale, è stato nominato Delegato alla Presidenza per l’immigrazione della Regione Calabria. La deleghistizazzione del paese è a tuttoggi un brand che si ritrova tra le righe di tutte le edizioni del Festival con la facciona di Salvini dietro lo sbarre di un segnale di divieto, come a dire no pasaran.
Ma attenzione, non solo un marchio ma una presa di posizione netta e decisa perché il tema dei migranti non deve più essere un monito o un mostro, ma nun’occasione di rilancio visti i vantaggi dell’economia sociale che genera oltreché un diktat etico e morale.Acquaformosa non è solo questo ma è molto di più. Il paese lavora in silenzio, alacremente, fa la sua guerra quotidiana contro lo spopolamento, la fuga dei giovani e la mancanza di lavoro. Alcuni giorni fa si è mosso ‘Il Fatto Quotidiano’ poiché le iniziative dell’amministrazione lungimirante del comune arbereshe votate all’altro stanno davvero facendo scuola in fatto non solo di accoglienza ma soprattutto d’integrazione fattiva con gli immigrati e le minoranze etnolinguistiche in generale (per mostrare lo stato di fibrillazione di eventi socioculturali, per esempio, basta dire che a maggio si è tenuta la ‘XXIV Rassegna Culturale Folcloristica per la valorizzazione delle minoranze etniche’) . Una piccola realtà misconosciuta e abbandonata, in cui un quarto della popolazione non è autoctona e che grazie allo Sprar ha rimesso in moto un certo modo di fare economia sociale creando unicità nel panorama dell’integrazione multietnica come il Centro per Minori ‘Roberta Lanzino’.
“Resilienza? Sì, per Acquaformosa, per tutti i paesini dell’entroterra calabrese e per tutti i cittadini del mondo” scrive Manoccio nella pagina social del Festival ed è diventato il grido di battaglia per plasmare un futuro ricco di opportunità e crescita per tutto il comprensorio. Grazie agli immigrati Acquaformosa è passata dal 380° al 210° posto nelle classifiche del Censis sulla ricchezza prodotta, un dato su cui riflettere senza pregiudizi xenofobi di rito.