‘Ndrangheta sul Tirreno: caso Plinius, pentito rivela le strategie dei ‘cetraresi’

PAOLA (CS) – E’ in corso a Paola il processo derivante dall’operazione Plinius. In aula ricostruzioni di fatti salienti come gli attentati dell’alto Tirreno cosentino e i legami tra gli Stummo-Valente con i cetraresi di Franco Muto.

Nella giornata di ieri erano state inserite almeno tre testimonianze importanti che sembravano francamente molte. Infatti la testimonianza, considerata la più attesa, dell’ex consigliere di opposizione di Scalea Mauro Campilongo è stata rinviata alla prossima udienza del 15 aprile, insieme al collaboratore Amodio. L’ex consigliere comunale si presenterà quindi tra un mese nell’aula Beccaria del Tribunale di Paola, di fronte al collegio presieduto da Paola Del Giudice per presentare la sua versione dei fatti. L’esponente politico avrebbe messo il becco in presunti “affari” della giunta municipale e aveva denunciato tutto, ma le sue denuncie furono vane e come se non bastasse fu anche invitato a non parlare più di certe cose. Ma ieri dopo un’audizione rapida del collaboratore di giustizia Angelo Colosso che, interrogato dal pubblico ministero Luperto, ha risposto a domande riguardanti i fatti accaduti sul Tirreno cosentino con l’appoggio delle famiglie cetraresi, l’attenzione è stata catalizzata tutta sull’imprenditore Nunzio Rotondaro vittima di numerosi atti intimidatori tra cui l’attentato di due anni fa con tre colpi esplosivi ad altezza d’uomo alla sua abitazione. L’imprenditore ha anche riferito che ha avuto spesso dei contatti con Mario Stummo. Nei racconti anche un incontro a Belvedere marittimo e la richiesta di denaro che avviene con l’uso di una pistola puntata alla tempia dell’imprenditore. E infine la vicenda legata all’esplosione della bomba alla Rotondaro costruzioni. Altre vicende accadute negli ultimi mesi fanno intuire che ancora questi atti intimidatori sono in corso come il furto di un pannello pubblicitario e i due furti ai danni della collaboratrice ucraina che sono causa di ulteriori preoccupazioni. Tutto sarebbe nato dallo sbilanciamento all’interno della società immobiliare di cui sono soci Giuseppe Silvestri, noto come Zuzù e Vincenzino Tuoto di Verbicaro ognuno con quote al 15%. Il restante 55% è dei Rotondaro. Zuzù accusa Rotondaro di mala amministrazione chiedendo un milione e trecentomila euro. Una trattativa assurda secondo l’imprenditore. Dopo le testimonianze di Rotondaro, il Pm Luberto chiede il riconoscimento fotografico dei tre cetraresi: Andrea Esposito, Roberto Cesareo e Eugenio Occhiuzzi.

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