ROVITO (CS) – Il Padre Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Salvatore Nunnari, ha presieduto la celebrazione Eucaristica per le esequie del piccolo Carmine, il bambino ucciso dalla madre, a Rovito.
Toccante l’omelia, densa di significato religioso: “Domenica, quando già la tragedia si era consumata eravamo ritornati alle nostre case portando nel cuore una parola di consolazione ascoltata durante la Celebrazione Eucaristica. Dio risponde a Sion che si lamentava di essere stata abbandonata da Lui, di essere stata dimenticata, facendole una promessa: qualunque affetto umano può venir meno io non mi dimenticherò mai, non ti abbandonerò”. Per proseguire con i riferimenti diretti al piccolo Carmine, ormai Angelo accanto a Gesù: “Il Crocifisso è lui, sei tu, mio, nostro dolcissimo Carmine vittima di una società fragile, a volte schizofrenica. Ma tu crocifisso innocente ridonaci il tuo sorriso facendoci entrare con la fede nella tua nuova esistenza di risorto con Cristo. Permettici di volgere il nostro sguardo da questa fredda bara alla tua nuova casa che sarà domani anche la nostra eterna dimora. Lànon sei solo hai incontrato il tuo amico Gesù, quello che hai conosciuto negli anni del catechismo e dell’ACR, che hai ricevuto nel tuo cuore il giorno della messa di Prima Comunione e che oggi ti ritrova accanto non più come un tempo suo chierichetto ma un angioletto fra i suoi angeli. E mentre noi interpellati da Lui come Marta rispondiamo: “Si, Signore noi crediamo in Te che sei la Risurrezione e la Vita”. Tu ora lo vedi faccia a faccia e gli gridi: “Signore mio e amico mio, stammi vicino, non ho più paura ma gioia di stare con te e con la Madre tua e la Madre nostra, la Vergine Maria”. Infine un filo diretto che monsignor Nunnari cerca col piccolo Carmine: “Ti chiedo infine, mio dolcissimo figlio, di presentare a Gesù i tuoi amici che non hai avuto il tempo di salutare e che oggi ti salutano nelle lacrime e nella sofferenza, quelli della prima media, quelli dell’ACR, e della squadra di calcio “che voci, che divertimenti” – presentandoli uno a uno e dì che dia loro la gioia e la serenità della vita dentro le loro famiglie e dentro la società. Carmine, grazie e perdonaci. Addio, Carminuccio caro. Il tuo Vescovo Salvatore”. Rimane ancora un periodo dell’omelia del Padre Arcivescovo, quell’unica frase in cui sfiora il richiamo alla famiglia: “Ma tu sai bene ora che significa essere angelo, cioè missionario di Gesù presso di noi. E che cosa è oggi questa missione se non quella di portare consolazione e conforto alla tua famiglia, ai tuoi compaesani che guidati dal parroco don Antonello troveranno nella fede il senso profondo della vita che è dono e responsabilità. La tua morte innocente ha richiamato tutti a interrogarci sul senso e significato dell’esistenza”. Profonda la vicinanza della chiesa, qui rappresentata da monsignor Nunnari e dal clero presente. La cosa però che ci ha colpito è il mancato riferimento diretto alla mamma e al papà che, il piccolo Carmine, dal Paradiso, avrà già perdonato. La Chiesa, nonostante tutto, non ha nulla da dire a quella mamma e a quel papà?