SAN GIOVANNI IN FIORE – Sos Sila. La decisione della multinazionale del settore idroelettrico preoccupa gli ambientalisti.
“Chiediamo con urgenza all’Ente Parco nazionale della Sila e al Ministero dell’Ambiente chiarimenti sul progetto della societa’ elettrica A2A che intende svuotare i laghi Ampollino e Arvo per effettuare interventi di manutenzione alle opere di presa dei due bacini idroelettrici. Le notizie, parziali e approssimative, su un intervento che prevede la fluttuazione del livello dei laghi e il parziale svuotamento dei bacini idroelettrici destano seria preoccupazione sulla reale conservazione di habitat e specie presenti e sulla integrita’ del paesaggio naturale di cui i laghi sono elementi fondanti ed inscindibili dell’identita’ dell’area protetta silana”. E’ la posizione espressa da Legambiente in una nota a firma del presidente regionale dell’associazione del Cigno Verde, Francesco Falcone, e del suo responsabile nazionale Aree protette e biodiversita’, Antonio Nicoletti, in merito alla notizia dell’imminente svuotamento dei due bacini artificiali del Parco della Sila. Gli interventi di manutenzione in programma il prossimo mese di settembre prevedono lo svaso e la pulizia del fondo dei due laghi per migliorare l’efficienza degli impianti e aumentare la produzione di energia. Divenuta proprietaria di una parte delle centrali idroelettriche della Sila, la multinazionale “A2A” – primaria azienda del settore dei multiservizi nata dalla fusione di due tra le piu’ importanti municipalizzate italiane, capace di produrre nel 2012 un fatturato di 6,5 miliardi di euro e un utile di 260 milioni di euro – intende dunque intervenire con modalita’ che non sembrano ben rappresentare l’azienda in termini di qualita’ ed efficienza tecnica e finanziaria, aspetti per cui e’ rinomata nel mondo. “Le modalita’ di intervento manutentivo di cui si parla – aggiungono i dirigenti di Legambiente – ci sembrano poco adeguate al contesto attuale, e il richiamo alla precedente manutenzione avvenuta vent’anni fa non ha grande senso perche’ allora il Parco nazionale non era stato ancora istituito. Percio’ chiediamo alle autorita’ competenti di verificare le proposte della societa’ e in particolare se queste rispondano alle prassi di intervento in un ambiente montano tutelato, che per oltre l’80% e’ interessato da foreste, con una forte presenza di elementi naturali quali fiumi e laghi che sono segni distintivi del paesaggio e rappresentano la missione e l’identita’ naturalistica dell’area protetta. Svuotare i laghi ci sembra un’idea superata, magari possibile nel precedente secolo e comunque fuori dal tempo“. Inoltre in Sila, – fa rilevare Legambiente – a parte quelli del Parco, insistono altri livelli di tutela come quelli che derivano dall’applicazione di direttive comunitarie che hanno previsto l’identificazione dei siti della rete natura 2000 (Sic e Zps) che impongono la tutela di habitat e di specie prioritarie e presenti in quei bacini come la lontra, la cui presenza e’ stata dimostrata da uno studio finanziato dal Parco, o di altri anfibi e specie faunistiche la cui presenza dipende proprio dal regime idraulico del lago. “La fluttuazione del livello del lago – aggiungono Falcone e Nicoletti – ha un fortissimo impatto sulla conservazione delle specie faunistiche e vegetali, presenti soprattutto sulle sponde dei laghi silani, che sono gli ambienti piu’ delicati e ricchi di biodiversita’. Per questa ragione ogni intervento deve essere sottoposto ad accurata valutazione di incidenza ambientale e strategica, e le autorita’ competenti sono chiamate a vigilare. Atteso che nel Parco avvengono ancora troppe illegalita’, dimostrate da recenti fatti di cronaca, siamo preoccupati per l’integrita’ del territorio e per questo lanciamo un appello a tutti affinche’ la pur utile presenza di insediamenti di energia rinnovabile non precluda la conservazione di habitat e specie tutelati, che rappresentano un valore anche economico su cui puntare per rilanciare settori tradizionali come quello turistico e agroalimentare, presenti in maniera significativa nell’area protetta”.
CENNI STORICI E FUNZIONAMENTO DELLE CENTRALI
Il lago Ampollino è un lago artificiale. L’inizio delle costruzioni dello sbarramento iniziarono nel 1916 e terminarono nel 1927. Alla sua inaugurazione prese parte il Re Vittorio Emanuele III. Il lago ha una caratteristica particolare, bagna tre diverse provincie, quella di Cosenza, quella di Crotone e quella di Catanzaro. Fu il primo invaso artificiale ad essere realizzato in Sila. Fu realizzato dalla Società Meridionale Elettrica sbarrando il corso del fiume Ampollino allo scopo di creare un bacino idroelettrico. È collegato, tramite una condotta forzata, al lago Arvo dalla quale riceve ulteriori acque. Le sue acque giungono ad alimentare la centrale di Orichella, posta a 800 metri, facendo un salto di 480 metri. Le sue acque vengono successivamente raccolte in un bacino di compenso, dalla quale poi si dirigono alla seconda centrale elettrica, quella di Timpa grande, posta a 541 metri. Successivamente le acque vengono nuovamente raccolte ed indirizzate alla terza centrale, quella di Calosia in territorio di Cotronei. Dopo la centrale di Calosia le acque affluiscono nel fiume Neto e vengono utilizzate per scopi irrigui irrorando la pianura dell’alto Marchesato crotonese.
Il lago Arvo è un lago artificiale situato in provincia di Cosenza, fra i monti Melillo e Cardoneto, vicino al comune di San Giovanni in Fiore. Con una capacità di circa 70 milioni di metri cubi di acqua e una lunghezza di 8,7 km, questo lago è il secondo in grandezza dopo il Lago Cecita. Il lago è collegato con il Lago Ampollino tramite una condotta in galleria. La riva nord è frastagliata, mentre quella sud più rettilinea. Il fondale è coperto principalmente di sabbia e ciottoli. Questo lago fu creato tra il 1927 e il 1931 sbarrando il fiume Arvo e i ruscelli Bufalo e Fiego allo scopo di creare un bacino idroelettrico. Il lago Arvo venne realizzato in un’area paludosa, mediante sbarramento tramite diga in terra compatta (unica in Calabria). Attualmente il lago ha una capacità che varia tra i 70 e gli 80 milioni di metri cubi, mentre la lunghezza diametrale è di circa 8,7 km per un perimetro totale di 24 km. In virtù di queste caratteristiche il lago si presta bene a gare di canottaggio, ed è previsto il completamento del Centro olimpico di canottaggio. La diga del lago Arvo è unica nel suo genere in Calabria, in quanto realizzata non in cemento armato e calcestruzzo, bensì in argilla e terra compatta. Lunga 280 m (record di quel tempo), e alta 22 m, all’epoca della sua realizzazione era la più lunga e grande diga costruita in Italia. Il progetto della diga, completamente rivoluzionario per quell’epoca, poté essere attuato grazie alle caratteristiche del bacino idrico, meno ripido rispetto agli altri bacini silani, e quindi esercitante una minor pressione sulla diga stessa. A fine lavori, terminati nel 1932, la diga e tutto il suo complesso vennero inaugurati dai principi Umberto di Savoia e Maria José.