Si chiede ai magistrati calabresi di aprire un’indagine per scongiurare la morte di altri innocenti.
COSENZA – Pendolari e residenti stanchi di viaggiare su una roulette russa. Tornare a casa per chi frequenta la statale 106 è una quotidiana sfida con la morte. L’Associazione Basta Vittime Sulla Strada Statale 106 plaude l’iniziativa democratica e civile del pubblico ministero Benedetta Callea per il decreto di sequestro preventivo, adottato in via d’urgenza, relativo alla galleria Fremisi/San Rocco della Salerno-Reggio Calabria direzione sud, nonché il tratto autostradale in prossimità della stessa fino al suo imbocco. “Luoghi – precisa il presidente dell’associazione Fabio Pugliese – in cui si sono verificati i sinistri stradali, in cui hanno trovato la morte, rispettivamente, il 25 novembre scorso Domenico Napoli, 19 anni di Cinquefrondi, e la mattina dell’1 marzo scorso e Marzio Canerossi, Giuseppe Speranza, Fortunato Calderazzo e Francesco Francesco, tutti di Gioia Tauro e di età compresa tra i 22 e i 24 anni”.
Il provvedimento è stato adottato in seguito ai due gravi sinistri che sono avvenuti con modalità identiche a distanza di sei mesi l’uno dall’altro e tenuto conto di quanto evidenziato dai consulenti tecnici della Procura in ordine alla pericolosità del tratto autostradale per gravi difetti strutturali della sede stradale per la conformazione dell’asfalto e la mancanza di illuminazione e di barriere di protezione.
A spiegare le ragioni della richiesta di indagare e per questo, sequestrare il tratto della 106 che va da Reggio a Cosenza, Fabio Pugliese, presidente dell’Associazione Basta Vittime sulla Strada Statale 106 jonica, ai microfoni di Rlb Radioattiva
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Le indagini della Procura proseguono “al fine di operare la precisa ricostruzione della dinamica dei sinistri ed individuarne le responsabilità”. Fra gli accertamenti demandati agli esperti c’è infatti una relazione preliminare, “estremamente interessante e preoccupante”, redatta dai professori Domenico Carmine Festa e Vaiana Rosolino dell’università della Calabria, perché evidenzia una serie di problemi che rendono rischioso il solo percorrere quel tratto di strada. Nella relazione si legge, ad esempio, che “se ci fosse stata una barriera le auto non si sarebbero schiantate contro una colonna di cemento armato, resa praticamente invisibile dall’assenza di illuminazione. Ma i professori vanno oltre e puntano il dito su Anas e progettisti.
“La mancanza del dispositivo di ritenuta – spiegano i tecnici – è da addebitare ad un errore di progetto; competeva tuttavia all’Ente proprietario dell’autostrada l’installazione dello stesso a maggior ragione dopo il verificarsi del primo incidente“. L’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” pertanto nel ricordare che l’iniziativa della Procura è nata a seguito di una denuncia avanzata dai legali dei quattro ragazzi di Gioia Tauro purtroppo deceduti nell’incidente dell’1 marzo scorso, intende denunciare ed invitare pubblicamente la Magistratura calabrese ad occuparsi della S.S.106: siamo certi che abusi, illegalità, lavori fuori norma, corruzione e mancanza di barriere ed illuminazione renderebbero possibile (ed auspicabile), il sequestro e la chiusura dell’intera arteria viaria nei suoi 415 chilometri compresi tra Rocca Imperiale (provincia di Cosenza) e Reggio Calabria“.