Acqua ‘disinfettata’ a Paola, ma i batteri fecali continuano ad entrare nell’acquedotto

Per il sindaco la presenza di coliformi non è allarmante, per questo motivo non ha inteso comunicarlo alla cittadinanza sino all’arrivo dei militari.

 

PAOLA (CS) –  I batteri fecali non sono più nei rubinetti dei paolani, ma ‘solo’ nell’acquedotto. A certificarlo sono le recenti analisi dell’Asp sulle acque in entrata ed in uscita dalle vasche. Inoltre il livello di cloro presente nell’acqua che sgorga dai rubinetti dei paolani ha superato notevolmente i limiti previsti dalla legge. La strategia usata da Comune di Paola, Lao Pools e Sorical per tutelare la salute dei cittadini presenta evidenti criticità. Nonostante l’acqua venga ‘lavata’ e ‘disinfettata’ non si è ancora riusciti a stabilire perchè coliformi provenienti da feci umane ed animali, di cui non dovrebbe esservi traccia alcuna nella rete idrica destinata alla distribuzione di acque per uso alimentare, continuino ad entrare nelle vasche dell’acquedotto. In più dalle analisi microbiologiche appare evidente come il livello di cloro sia quasi il doppio rispetto a quello consentito dalla legge vigente con probabili conseguenze per la salute umana. Gli eccessi di cloro infatti, dato il noto potenziale cancerogeno testimoniato anche dai recentissimi studi condotti dall’università giapponese di Shizuoka, che allertano anche sui rischi per il corretto funzionamento della tiroide, per quanto risultino utili ad eliminare i batteri coliformi non sarebbero affatto ‘salutari’ per il corpo umano. Il tutto in una città dove l’Università di Pisa ha rilevato, attraverso studi statistici, un’alta incidenza rispetto alla media di patologie come la calcolosi renale e il tumore del rene.

 

Il sindaco Basilio Ferrari pare non abbia alcuna intenzione di approfondire la questione e non intende rilasciare ulteriori dichiarazioni in merito in quanto come già affermato crede “questo sia una problema che ricorre in tutti gli acquedotti d’Italia, ma non si sa perchè, il caso per noi è stato amplificato in maniera spropositata”. Per legge, però, in nessun rubinetto d’Italia possono sgorgare acque potabili contaminate da batteri provenienti da feci. “Nessun sindaco, tantomeno io – aveva detto ai microfoni di RLB – ha interesse nel non garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, soprattutto dei bambini“. Un’affermazione che cozza con i dati di fatto dato che il primo cittadino di Paola pur essendo a conoscenza del problema ne ha informato la cittadinanza, con un’ordinanza che vietava il consumo umano delle acque, solo quattro giorni dopo con l’arrivo dei militari del Nas e non ha mai chiuso le scuole. Della questione se ne discuterà, forse, il 29 Dicembre, in un consiglio comunale aperto.

 

La Procura di Paola intanto attende le analisi sui campioni d’acqua prelevati dai Nas per decidere se archiviare il caso o indagare per identificare i responsabili del grave disservizio. I militari hanno ieri eseguito un nuovo sopralluogo sui serbatoi per capire se vi sia stata un’opera di sabotaggio per sollecitare l’ammodernamento del sistema idrico e l’affidamento di un appalto che potrebbe far gola alle ‘ndrine del Tirreno. Intanto i paolani continueranno a pagare l’acqua ‘disinfettata’ tre euro a metro cubo, (il massimo della tariffa applicabile in Italia per il servizio idrico) nonostante la legge preveda che nei casi in cui si verifichino contaminazioni delle acque potabili i cittadini abbiano diritto alla riduzione delle bollette e al risarcimento dei danni. Il consigliere Graziano Di Natale che in un partecipatissimo incontro con la cittadinanza ha reso noti i dati delle analisi microbiologiche sulle acque afferma di essere stato informato che il sindaco Basilio Ferrari è intenzionato a denunciarlo per procurato allarme. Sempre in nome della salute dei cittadini.

 

 

 

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