“Valle del Crati Bisignano” su Consuleco: «prima la tutela della salute e dell’ambiente»

Le proposte dell’associazione Ambientalista “Valle del Crati Bisignano” sulla situazione della Consuleco Srl per i lavoratori, la tutela della salute e dell’ambiente, dopo la marcia di protesta del 13 ottobre, organizzata per chiedere la revoca di tutte le convenzioni esistenti tra il comune di Bisignano e la Consuleco Srl

 

BISIGNANO (CS) – “La tutela della salute e dell’ambiente sono azioni imprescindibili a cui nessuno può sottrarsi, sono principi cari a tutta la comunità, inderogabili, prioritari. Il rispetto per la natura si dimostra anche nei piccoli gesti quotidiani. Le nostre scelte di vita infatti, possono avere un impatto notevole sull’ambiente, possono essere sostenibili oppure dannose”. E’ quanto scrive l’associazione ‘Valle del Crati Bisignano’: “i responsabili di stabilimenti produttivi, industriali, depurativi, devono considerare tutto questo durante il loro agire quotidiano, è etico, giusto, rispettoso, doveroso farlo, nonché giuridicamente sancito. A Bisignano invece, la Consuleco Srl sin dal suo insediamento, tutto questo sembra non averlo considerato. Mancato rispetto delle regole contrattuali, dispregio dell’ambiente, sfrontatezza, arroganza, hanno caratterizzato il suo agire”.

“L’operazione Arsenico è solo l’ultima delle inchieste che ha interessato l’impianto, negli anni non sono di certo mancate indagini, denunce e danni incalcolabili all’ambiente fluviale. Ricordiamo – riporta la nota – per chi l’avesse dimenticato, l’indagine della Procura della Repubblica di Potenza del 2016 , la Consuleco Srl coinvolta nello scandalo dello smaltimento illecito di rifiuti petroliferi, altamente inquinanti, provenienti dal centro ENI di Viggiano. Si tratta di oltre 600mila tonnellate di rifiuti arrivati in Calabria, di cui circa 2500 “smaltite” a Bisignano, tra il 2013 ed il 2014″.

“E ancora nel maggio 2010, un’interrogazione parlamentare con carattere d’urgenza degli onorevoli Belisario, Giambrone, Di Nardo – Al Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, di cui riportiamo un’estratto: “La preoccupazione per il degrado ambientale dell’intera zona valliva e i disagi per chi vi risiede connessi all’attivita` dell’impianto si sono intensificati nel corso degli anni e hanno generato numerosissime segnalazioni e proteste, senza, però, che si pervenisse mai alla definitiva chiusura dello stesso. La squadra di polizia amministrativa e giudiziaria della Divisione polizia amministrativa e sociale della Questura di Cosenza, in una informativa sulla attività di controllo svolta in relazione al sito privato per trattamento dei rifiuti, aveva evidenziato già nel giugno 2008, i problemi derivanti dalla depurazione di percolato di discariche, nonché la peculiare colorazione delle acque del fiume Mucone, che, insieme agli odori e ai rilievi fotografici, lasciavano presumere una situazione di danneggiamento delle acque pubbliche, stante lo sversamento continuo e costante all’epoca dell’informativa nel suddetto fiume, di ingenti quantitativi di liquami di ogni genere. Analoga situazione veniva esposta in altra relazione del settembre 2008. Si chiede di sapere: quali iniziative urgenti si intenda assumere al fine di assicurare l’avvio dello smantellamento del depuratore, in considerazione del fatto che è stato ampiamente dimostrato, anche con il supporto di due relazioni della Questura in cui si parla di grave disastro idrico del fiume Mucone, che l’impianto di cui in premessa è altamente inquinante e determina condizioni di invivibilità per la popolazione della zona”.

“Senza dimenticare, le recenti e preziose interrogazioni al Ministro dell’Ambiente, dei parlamentari Melicchio e D’Ippolito. Tutto ciò dovrebbe far riflettere ed aiutare ad indirizzare azioni ed atti amministrativi decisi, chiari, a tutela della salute e dell’ambiente. Così come dovrebbe far riflettere apprendere che l’attuale sequestro degli impianti della Consuleco srl e le misure cautelari a carico di due responsabili della società, hanno consentito di accertare che l’amministratore delegato e il direttore avevano fornito ai 12 dipendenti della ditta, anche loro indagati, ordine di sversare nel fiume ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi provenienti da numerosi siti industriali ubicati in Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria e reflui fognari non correttamente trattati e depurati”.

“Non saremo sicuramente noi – scrive l’associazione ambientalista – a giudicare l’agire di questi 12 dipendenti indagati, ma siamo sinceramente convinti, che esista una parte di lavoratori sana, prima vittima di un sistema criminale che va fermato, bloccato. Pertanto chiediamo ai sindacati, alle autorità competenti comunali, provinciali e regionali, alla luce delle nostre richieste di chiusura definitiva e smantellamento dell’impianto, di predisporre grazie anche al nostro aiuto, un piano straordinario di ricollocamento lavorativo per i dipendenti e le maestranze della Consuleco Srl”.

“A tal proposito suggeriamo, la realizzazione di una società comunale “in house” per la gestione degli impianti di depurazione e del verde pubblico, in aggiunta, grazie agli enti preposti, la realizzazione dei “contratti di fiume”, strumento operativo consapevole e partecipato, utile per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, l’utilizzo sostenibile dell’acqua, la protezione dell’ambiente e degli ecosistemi acquatici, previsto dalla direttiva 2000/60/CE. Inoltre suggeriamo, l’avvio di uno studio su tutto il territorio comunale atto ad evidenziare perdite idriche, lo stato dei canali di scolo e la loro eventuale messa in sicurezza, lo stato delle condotte sia potabili che fognarie. In tal modo maestranze e professionalità anche elevate, potranno trovare possibilità lavorative concrete. In attesa di risposte e di riscontri alle proposte elencate, restiamo a disposizione delle autorità competenti”.

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