Il giro d’Italia a Camigliatello. Una scultura dedicata a Pino Faraca per celebrare l’evento

Sabato mattina sarà inaugurata a Camigliatello una scultura in legno realizzata dallo scultore Alfredo Bruno per celebrare la tappa che torna nel cuore della Sila dopo quasi 40 anni e dedicata al compianto Pino Faraca, il ciclista cosentino più forte di tutti i tempi.

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COSENZA – L’ultima volta che Camigliatello Silano ospitò una tappa del Giro d’Italia bisogna tornare indietro nel tempo di quasi 40 anni. Era il 25 maggio del 1982 quando la carovana rosa, partita da Palmi, arrivò in Sila dopo 229 chilometri. A trionfare in quell’undicesima tappa fu il francese Bernard Becaas con Francesco Moser maglia rosa. A qual giro partecipò anche Pino Faraca che l’anno prima, il 1981, conquisto la maglia bianca come miglior giovane. A distanza di 38 anni, dunque, a Camigliatello Silano è previsto un nuovo arrivo di tappa, esattamente la quinta che partirà da Mileto mercoledì 7 ottobre per arrivare in Sila dopo 223 km passando da Catanzaro, prima di affrontare la salita di Tiriolo che porta al settore di tappa di circa 70 km di continui saliscendi attraverso le pendici della Sila. Dopo il passaggio a Cosenza inizia la salita del valico di Monte Scuro a 1.618 metri (GP di prima categoria) con quasi 25 chilometri con pendenze medie del 5.6% e punte (all’interno di Spezzano della Sila) fino al 18%. Ultimi chilometri in discesa fino a Moccone (quando mancheranno 4 km all’arrivo) per poi giungere a Camigliatello.

Un evento atteso che richiamerà tantissimi appassionati lungo il circuito che si arrampica in Sila e che sarà celebrato e ricordato anche con una bellissima opera in legno. Una bici da corsa con l’effige del Giro e l’altimetria della tappa scolpita, realizzata dallo scultore di Camigliatello Alfredo Bruno che ha voluto dedicare l’opera al compianto Pino Faraca, il più forte ciclista cosentino di tutti i tempi morto il 4 maggio 2016 a soli 56 anni. “L’idea di costruire una bicicletta in legno – ha detto Alfredo Bruno – nasce da tempo, perché sono stato sempre un appassionato del ciclismo, che ho praticato a livello agonistico, oltre che della lavorazione del legno. Ho deciso, quindi, di sfruttare questa grande occasione, con l’arrivo della tappa del giro d’Italia, per realizzarla. Quando iniziavano a circolare le prime voci dove si parlava di un possibile arrivo della carovana rosa, non ci ho pensato un attimo ed ho iniziato subito a procurarmi il materiale: legno di castagno, tubi in acciaio e materiali vari molto commerciabili. Poi quando l’arrivo del giro è diventato ufficiale mi venne in mente un’altra idea. Parlai con il sindaco di Spezzano, Salvatore Monaco, e con il mio amico Roberto Campanaro di questo progetto: la tappa del giro per ricordare il nostro paese e onorare il grande campione Giuseppe Faraca del quale ho un bellissimo ricordo per i suoi successi da quando ero bambino. Con Faraca – spiega Bruno – diventammo amici e partecipai a molte manifestazioni che organizzava. È stato dunque facile e quasi naturale ideare e poi far diventare realtà questa scultura. Amo il ciclismo anche se oggi mi occupo di altro ed ho abbandonato in parte l’agonismo. Ma la passione di costruire, inventare e realizzare c’è sempre, così come il ricordo indelebile di Pino Faraca”.

L’opera, sarà svelata alla presenza del sindaco di Spezzano della Sila, Salvatore Monaco, del presidente del Parco Nazionale della Sila Francesco Curcio sabato 3 ottobre alle 11 in piazza Misasi. Ci saranno anche i familiari e la moglie del compianto Pino Faraca, Maria Lato, che ha raccontato ai microfoni di Rlb, le gesta del grande ciclista cosentino.

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Faraca in maglia bianca al Giro del 1981

Pino Faraca non era solo un atleta formidabile ma anche un apprezzato artista. Si era diplomato al liceo artistico ed amava da matti dipingere, per questo si conquistò l’appellativo di ciclista-pittore. Quando smise di correre aprì una galleria d’arte nel centro storico di Cosenza e le sue opere, oltre ad essere quotate, ebbero anche un discreto successo. In un’intervista dell’epoca gli chiesero di questo suo amore per tela, colori e pennelli e lui schietto rispose: dipingere è sempre stata la mia grande passione assieme alla bicicletta. Un giorno, quando smetterò di correre, qualcosa dovrò pur fare. Se vinco una lotteria? Sicuramente compro un quadro di Picasso del periodo blu, magari un arlecchino e lo attacco in salotto”.

 

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