Gli incendi, così come ricostruito dalle indagini, coincidevano con l’inizio della campagna agrumicola. Diversi i soggetti coinvolti
CASSANO – Svolta nelle indagini sui mezzi incendiati nei mesi scorsi nella Sibaritide. Si trattava nella maggior parte dei casi di minivan con una capienza dagli otto ai quindici posti, solitamente utilizzati per i trasferimenti dei braccianti agricoli dal cassanese e dal coriglianese negli appezzamenti della Sibaritide e del Metapontino. I mezzi avevano quasi tutti una targa bulgara e rumena. Gli incendi, così come ricostruito dalle indagini, coincidevano con l’inizio della campagna agrumicola. Diversi i soggetti coinvolti a vario titolo nei fatti. All’Inps veniva segnalata l’inizio attività di un numero di agricoltori di nazionalità italiana a seconda della grandezza piantagioni da lavorare, in realtà, nei casi in cui le forze dell’ordine hanno accertato delle illegalità, è risultato che non solo le giornate lavorative erano false ma poi nei campi finivano vittime del bracciantato. I lavoratori, tutti di nazionalità pakistana, nigeriana, bulgara e rumena, provenienti dalle campagne lucane o della Sibaritide, percepivano un compenso diverso a seconda dell’orario di lavoro e della loro provenienza: pakistani e africani, reclutati spesso attraverso i Cas inconsapevoli, venivano pagati quasi due euro all’ora, mentre quelli dell’Est Europa arrivavano a guadagnare massimo tre euro ad ora. Sistemi spessi utilizzati anche dalle ‘ndrine per foraggiare i loro affari. A condurre l’indagine sui furgoncini in fiamme, firmata dal Procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, sono il Questore di Cosenza, Giovanna Petrocca, e il Commissario capo della Polizia di Rossano, Giuseppe Massaro.