Minacce telefoniche al locatario per riuscire a recuperare i soldi dell’affitto che non riceveva da diverso tempo. Condannata ad un mese in primo grado, è stata assolta con formula piena in Appello
SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) – Assolta in Appello per non aver commesso il fatto. Finisce così l’avventura giudiziaria di A.C. una donna di 58 anni, iniziata a giugno 2013, che avrebbe cercato di farsi “giustizia” da sola, minacciando al telefono l’uomo a cui aveva dato in fitto un locale per uso commerciale e da tempo non veniva pagata.
La donna, difesa dall’avvocato Francesco Tenuta, si era fatta arbitrariamente ragione da sé, al fine di esercitare un preteso diritto e potendo ricorrere al giudice; minacce telefoniche che l’hanno portata davanti al giudice, imputata, passando dalla ragione al torto. L’uomo, il locatario avrebbe sporto denuncia per via di telefonate minatorie che riceveva dalla 58enne: “Uomo di m…. perché non rispondi al telefono…figlio di p….tu non mi freghi…mi devi dare tutto quello che hai…ti ammazzo, prima o poi ti ammazzo, ti rompo tutto con un’accetta.
In particolare per avere usato le minacce allo scopo di indurre il locatario a corrispondere il canone dei locali a lui dati in fitto ed adibiti ad esercizio commerciale. Durante il processo in primo grado la difesa, nonostante la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero, è riuscita a dimostrare come le accuse mosse verso l’imputato non corrispondessero al vero. Il giudice monocratico ha così accolto in parte la tesi della difesa condannando l’imputata ad un mese di reclusione. Condanna che in Appello, dietro ricorso presentato dalla difesa è stata ribaltata in una piena assoluzione. Il giudice ha accolto in pieno la tesi della difesa che ha esaminato i fatti, ricostruendo l’intera vicenda per dimostrare la non colpevolezza dell’imputata