Ad essere accorpati saranno due municipi per un totale di 8.200 residenti che dovranno esprimere la propria volontà probabilmente nei prossimi mesi attraverso un referendum
COSENZA – Il Consiglio Regionale della Calabria sta finalizzando la discussione della legge istitutiva del comune di San Marco Cervicati, risultante dalla fusione tra Cervicati e San Marco Argentano in provincia di Cosenza. L’accorpamento dei due Comuni avverrà dopo il referendum consultivo che si presume verrà indetto nei prossimi mesi. I due municipi hanno una popolazione totale di circa 8200 abitanti (poco più di 800 a Cervicati e poco meno di 7400 a San Marco Argentano) e un’estensione territoriale di 92,59 chilometri quadri (12,09 Cervicati e 80,5 San Marco Argentano). La distanza tra i centri storici di Cervicati e di San Marco Argentano è di circa 3 chilometri. “L’analisi dei dati di bilancio – scrive in un report Francesco Aiello docente di Politica Economica presso l’Università della Calabria – evidenza come la fusione consenta un’immediata riduzione di alcune spese correnti (personale, utenze, servizi comunali, ecc.). In tale ambito, l’impatto più evidente è sui costi della politica e delle spese relative al revisore dei conti, al segretario comunale e al servizio di tesoreria di Cervicati. In totale si tratta di un risparmio di circa 61mila euro all’anno.
Di interesse è anche l’effetto che si avrà sulla componente più importante delle spese correnti, ossia quella per il personale che, oggi, ammonta a 433 euro per abitante a Cervicati e a 294 euro a San Marco Argentano. A Cervicati, più del 53% delle spese correnti per abitante si riferiscono al personale (a San Marco Argentano il personale pesa per il 40,5% delle spese correnti pro-capite). Tuttavia, l’impatto più rilevante è sulle spese. Facendo invece riferimento all’addizionale comunale dell’IRPEF, all’IMU, alla TASI e alla tariffa regionale di conferimento dei rifiuti in discarica in uno scenario post-fusione, le condizioni relative dei residenti del nuovo comune rimarranno inalterate, poiché qualsiasi variazione dei tributi sarà assorbita in modo uniforme da tutti i residenti. In più dall’elaborazione dei dati dei trasferimenti statali si ha che i due comuni hanno osservato una significativa riduzione di contribuzione nazionale. Nel 2017 Cervicati ha ottenuto 260 mila euro, che è inferiore del 31% del valore registrato nel 2010. Nel 2017 a San Marco Argentano sono stati trasferiti 1,51 milioni di euro, ossia -35% del dato del 2010.
I trasferimenti statali ricevuti nel 2010 dai due comuni ammontano a 2,7 milioni di euro. Questa è la base per calcolare il bonus da assegnare per dieci anni all’eventuale nuovo comune unico: il bonus annuale ammonta a circa 1,62 milioni di euro (il 60% dei trasferimenti del 2010). Poiché l’incentivo è addizionale, nel primo anno della sua istituzione, il nuovo comune riceverà circa 3,4 milioni di euro (immaginando che le risorse ordinarie siano fisse al valore del 2017). È un valore quasi doppio dei trasferimenti che i due comuni hanno separatamente incassato nel 2017 e superiore della somma (2,7 milioni di euro) acquisita nel 2010, che è l’anno in cui si sono contabilizzati i picchi di trasferimenti statali ai comuni. In uno scenario di tendenziale rigore nella gestione della finanza pubblica nazionale, il bonus fusione legato alla fusione tra Cervicati e San Marco Argentano garantirebbe la disponibilità certa di una somma di denaro (16,2 milioni in dieci anni) che è congrua per attuare investimenti e finanziare attività “straordinarie” legate allo sviluppo dei territori di riferimento.
Dall’analisi dei bilanci di Cervicati e San Marco Argentano emerge, inoltre, che in passato si è ricorso a indebitamento, con conseguente pagamento degli interessi legati ai prestiti (solo nel 2017 Cervicati e San Marco Argentano hanno pagato, rispettivamente, circa 128 mila euro e 58 mila euro di interessi su prestiti pregressi, per un totale di ben 186 mila euro). Su un investimento decennale, per esempio, di 1 milione di euro finanziato a prestito, il nuovo comune pagherebbe poco meno di 300 mila euro di interessi. Se l’investimento fosse finanziato col bonus, il beneficio per l’ente e per i cittadini sarebbe legato al mancato pagamento degli interessi sul debito, il cui ammontare potrebbe essere utilizzato per altre finalità. È interessante osservare, infine, che nel caso in cui questa finanza addizionale fosse in parte utilizzata a mò di co-finanziamento in progetti finanziati da altri enti (Regione Calabria, ministeri, Unione Europea) i benefici ulteriori potrebbero essere almeno due. Il primo guadagno è legato al semplice accesso al bando: nello scenario attuale, la liquidità libera da impegni nei bilanci dei due comuni non consente di accedere a bandi in cui sono previste quote di co-finanziamento. In secondo guadagno è dovuto all’effetto “leva” di ogni euro del bonus utilizzato per co-finanziare progetti (auspicabilmente) approvati e finanziati. La nuova finanza aumenta, quindi, i gradi di libertà su come finanziare un intervento”. Si attende ora di procedere nell’iter che possa portare al referendum.