Per i carabinieri tra le dichiarazioni ci sono importanti riscontri. Una ragazza racconta della rissa, tre contro uno, e poi della telefonata “m’ajja fa vatta da nu muccusu” e di una cintura in mano e la nuova rissa rivelatasi fatale per Augieri
DIAMANTE (CS) – Per gli inquirenti sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Schiattarelli emersi dall’attività investigativa dei carabinieri. Un’attività basata sulla ricostruzione dei fatti tramite la testimonianza di chi era presente quella sera in piazzetta. Ma cosa hanno raccontato i testimoni oculari? Tanti fatti, tanti momenti, ma soprattutto dalle carte si evince silenzio da parte dei grandi: uno zio di una ragazza del gruppetto dice di aver visto tutto ma non vuole finire in questa storia. E poi un’altra testimone non vuole che i carabinieri leggano i messaggi e il padre non dà il consenso. Ma cosa hanno detto, raccontato i testimoni agli inquirenti? Sappiamo poco, ma possiamo raccontare ancora un altro tassello di questa vicenda drammatica ripercorrendo ancora una volta quelle ultime ore di vita di Francesco Augieri. I carabinieri sono alla ricerca del terzo aggressore e soprattutto di un giovane napoletano di nome Enzo, la “chiave” dell’accusa di omicidio mossa a Schiattarelli che riconosce l’aggressione verso Criscuolo ma si professa innocente verso Augieri. Durante l’interrogatorio di garanzia il giovane, difeso dagli avvocati Giorgio Pace e Francesco Paone del foro di Napoli, ha dichiarato che dopo l’aggressione al Criscuolo andò via anche perchè rimase ferito ad un occhio
LA RICOSTRUZIONE DELLE INDAGINI ATTRAVERSO I TESTIMONI
“Tra le 3.30 e le 4 del 22 agosto a Diamante nella discesa Corvino, un giovane, verosimilmente partenopeo, aggredisce semza plausibile motivo prima verbalmente e poi fisicamente Criscuolo. Lo colpisce con un’arma da taglio procurandogli lesioni multiple ai glutei. Criscuolo, ferito, raggiunge nei pressi del bar, in viale Glauco, l’amico Augieri e gli racconta i fatti e, insieme, ritornano presso la discesa Corvino dove era stato inizialmente aggredito. Qui i due sarebbero stati aggrediti nuovamente da due ragazzi di cui uno era l’aggressore di Criscuolo. Durante la rissa Augieri viene colpito ripetutamente al torace ed al collo. Il giovane cosentino viene strappato così alla vita.
Partita l’attività investigativa da parte dei carabinieri di Scalea, viene sentito Criscuolo, ricoverato nell’ospedale di Paola. Dichiara ai militari dell’Arma di essere stato aggredito da un ragazzo dai capelli scuri, lunghi e lisci che indossava una felpa a strisce orizzontali. Il giovane tenta di ricordare volti e nomi di chi quella sera fosse presente sul posto. I militari continuano nell’attività d’indagine e iniziano a sentire i giovani del posto presenti quella sera in piazzetta. E a dare le prime informazioni, che poi diventeranno quelle chiavi per emettere il fermo di indiziato di delitto nei confronti di Schiattarelli, è una 14enne che parla del suo amico Enzo, un napoletano che conosce di vista e che non saprebbe come rintracciare. Il giovane le avrebbe confidato di avere assistito all’accoltellamento dei due giovani da parte di Schiattarelli ma, soprattutto, sarebbe stato lo stesso Schiattarelli a confidargli di avere ucciso Augieri. Ma Enzo non si trova. La notizia, dunque è “de relato” ma una sentenza di Cassazione ammette questo tipo di testimonianza qualora “il testimone” non sia reperibile.
Sempre la 14enne, che ha già fatto i nomi di due amici di Schiattarelli, dichiara poi di aver notato anche un terzo giovane con una felpa di colore rosa e specifica che lo zio di una sua amica avrebbe assistito alla scena ma non vuole parlare. Ma la 14enne dà un’altra indicazione ai carabinieri: una delle ragazze che conosce frequenta uno dei ragazzi amico dello Schiattarelli e anche questa seconda ragzza viene sentita dai militari dell’Arma.
I MOMENTI PRECEDENTI ALL’AGGRESSIONE
“Fino alle 2.30 ero nei pressi del bar insieme ai miei amici, un gruppetto di cinque persone, tre ragazze e due ragazzi tra cui F.D” racconta agli inquirenti l’amica della 14enne che, dichiara, di essersi diretta insieme ad F.D. verso il centro storico di Diamante staccandosi dal gruppetto. I due hanno attraversato parte della cittadina passando davanti alla statua di Padre Pio, in direzione del lungomare vecchio dove incontrano altri due amici (una ragazza ed un ragazzo). Insieme, i quattro giovani, ritornano indietro, ripercorrono la stessa strada, attraversando nuovamente per il ponte. Erano da poco passate le tre di notte. E’ in questo momento che un giovane (Criscuolo) con un pantalone di colore beige e una maglia di colore nero, inavvertitamente dà una spallata a F.D.. Il ragazzo che si trovava vicino a F.D. interviene chiedendo allo sconosciuto (Criscuolo) perchè avesse dato la spallata all’amico; per tutta risposta lo sconosciuto (Criscuolo) rivolgendosi a F.D. (il ragazzo con i capelli lunghi e la maglia a straisce orizzontali che aggredirà in un secondo momento Criscuolo) gli dice “tagliati questi capelli ricchione”. F.D. non scambia più nessuna parola con lo sconosciuto ma va via verso il bar dove aveva lasciato in precedenza il gruppetto di amici e, per come riferisce la ragazza ai carabinieri, lo vede ritornare sul ponte insieme a circa sei o sette ragazzi e che non aveva visto risalire verso il ponte Schiattarelli insieme al gruppo.
A questo punto la storia si spezza ed ha un piccolo buco nero. La ragzza dichiara di essere ritornata verso le amiche e di aver notato vicino la statua di Padre Pio del sangue a terra e il ragazzo sconosciuto con il pantalone beige pieno di sangue alla coscia destra, all’altezza del gluteo. Il ragazzo ferito parlava al telefono.
La terza ragazza sentita dai carabinieri aggiunge particolari alla ricostruzione della vicendatra cui il riconoscimento di Schiattarelli durante la prima aggressione sul ponte al solo Criscuolo. Racconta che al ritorno dell’amica al bar in piazzetta si unisce insieme a lei e agli altri amici per dirigersi nuovamente verso il ponte e la statua di padre Pio. “Abbiamo sentito delle urla ed io e i miei amici siamo saliti per vedere cosa era successo”. La ragazza racconta di essere stata attirata dalle grida che giungevano dal ponticello che porta verso il lungomare vecchio di Diamante e volgendo lo sguardo verso la statua del santo posta all’ingresso del ponticello, notava un “acceso diverbio tra due schieramenti. Da una parte tre ragazzi e dall’altra un solo ragazzo ed in particolare avevo modo di vedere che i tre ragazzi avevano la meglio sul ragazzo che li fronteggiava (Criscuolo), tanto che quest’ultimo soccombeva alle ripetute percosse. Non ho visto se avevano in mano coltelli“. La ragazza racconta ancora che questo ragazzo riesce poi a svincolarsi e con uno scatto fulmineo la sorpassava e giungeva fino al bar: perdeva sangue dai glutei mentre correva
LA TELEFONATA CHE PRECEDE LA RISSA E LA MORTE DI AUGIERI
Il giovane ferito, racconta la ragazza “ha chiamato un suo amico che, benchè non l’ho mai visto, so essere il ragazzo che ha subito l’aggressione mortale stanotte a Diamante “. Il ragazzo al telefono ha detto chiamando l’amico “m’ajja fa vatta da nu muccusu”. La testimone racconta ancora che Criscuolo dopo aver chiamato l’amico teneva in mano una cintura anche se non ha visto picchiare nessuno. L’epilogo di quella notte, la ragazza lo conclude raccontando di aver visto Criscuolo al telefono chiamare un’ambulanza “venite presto un mio amico sta male e non riesce a respirare”: “Augieri con una felpa rossa gli stava seduto di fronte.