“Flumen Luto”, Facciolla: “Ognuno ha concorso in quel disastro colposo” (TUTTI GLI INDAGATI)

Esponenti politici e amministratori; ieri il Procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla aveva anticipato che tra gli indagati c’erano anche personaggi della politica

 

CORIGLIANO ROSSANO (CS) – Nell’inchiesta “Flumen Luto”, che ieri ha portato al sequestro di decine di terreni e fabbricati da parte dei carabinieri a Corigliano e Rossano, sono indagati il presidente della Regione Calabria, ed ex presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, l’ex presidente della Provincia di Cosenza e sindaco del capoluogo bruzio Mario Occhiuto.

Inoltre figurano gli ex sindaci di Corigliano Pasqualina Straface e Giuseppe Geraci, gli ex sindaci di Rossano Franco Filareto e Giuseppe Antoniotti, numerosi dirigenti e funzionari di Regione, Provincia e Comuni interessati e molti noti imprenditori locali.

Il procuratore Facciolla: “un disastro colposo sulla testa di cittadini inconsapevoli”

La natura violentata dall’arroganza dell’uomo che ha avuto interesse nel manipolarla. Di conseguenza quello che ad agosto 2015 ha colpito Rossano e Corigliano, che è stato un ‘evento metereologico’ del tutto normale, si è trasformato in devastazione. Questo il senso delle parole pronunciate stamattina in conferenza stampa dal Procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla che ha parlato di un primo intervento necessario per due fattori: “il primo, per evitare che situazioni di pericolo concreto continuino a rimanere sulla testa di soggetti che sono inconsapevoli di questa situazione. Il secondo, per evitare quello che purtroppo si sta verificando ovvero che nelle zone già oggetto di insediamenti abusivi si è continuato a costruire, addirittura nell’alveo di un fiume nella zona di Rossano, stanno realizzando dei palazzi. Una totale indifferenza e indolenza rispetto a quello che è accaduto e alle regole per realizzare opere edilizie in questo territorio. Parliamo di zone “R4” ovvero ad alto rischio idrogeologico, per la vita umana e danni alle cose, e poche zone “R3″. Aree particolarmente delicate che hanno necessitato della nostra attenzione anche perchè in quelle zone la media degli eventi alluvionali è di due all’anno”.

I rischi che possa verificarsi un nuovo disastro sono concreti

“Non possiamo escludere che non si verifichi nuovamente quella situazione perchè la situazione non è cambiata ma, anzi è peggiorata. Non sono state fatte opere di bonifica, idraulica, risoluzione e temperamento del rischio che incombe sulla popolazione. Noi abbiamo fatto il nostro, ora le istituzioni dovrebbero fare il loro”. 

Come già detto, tra i 195 indagati, ci sono anche Oliverio e Occhiuto (indagati per la loro posizione nella Provincia di Cosenza) e diversi sindaci ed ex dei due territori: “ovviamente ci sono varie responsabilità per la posizione di ciascuno. Ognuno ha concorso in quello che è stato un disastro colposo. C’è poi la seconda parte dell’attività che è in corso che tenderà a fare luce sul perchè sono accadute alcune cose, ci sono state omissioni, condotte attive e sono state sanate opere completamente abusive costruite nel letto dei fiumi o non c’è stato alcun controllo”.

Contro “madre natura”, fiumi deviati e fatti ‘risalire’

“Per realizzare opere e costruire – ha sottolineato Facciolla – ci sono delle regole. Se si va a deviare il corso di un fiume creando una sorta di curva artificiale dove il fiume addirittura dovrebbe risalire e poi andare ad incanalarsi chilometri più avanti in un altro torrente, quando invece il suo corso naturale era quello di sfociare a mare… e se poi andiamo a vedere cosa c’è su quel tratto di fiume dove è stata realizzata la deviazione, ovvio che due più due fa quattro. Altro discorso, se si fanno opere per ristrutturare, risanare e rendere migliore la vivibilità dei cittadini del territorio bisognerebbe prima vedere se quel territorio si può chiudere un fiume. Un alveo di un fiume di 16 metri non si può ridurre a 50 centimetri. Un torrente che parte da 38 metri e si riduce mentre scende ad 8 metri o un altro da 115 metri si riduce a 18 metri… è tutto l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere.  Non è madre natura ma è opera dell’uomo. Quello è stato un evento normale, non eccezionale, e con i dati alla mano i tecnici ci parlano di un evento ordinario, non eccezionale”.

Il Procuratore Generale Lupacchini: “Fondi europei non spesi per la sicurezza del territorio”

Alla conferenza stampa è intervenuto anche Otello Lupacchini, procuratore generale di Catanzaro che ha evidenziato come “eventi di questo genere sono causati dalla mano dell’uomo. Corsi d’acqua ristretti, deviazioni, tombature, eliminazione o addirittura di vasche di laminazione, creazione di terreni coltivati dove c’era prima il greto del fiume dove può verificarsi nuovamente un’inondazione. Una situazione letteralmente fuori controllo, o forse – dichiara Lupacchini – fin troppo ben controllata in vista di qualcosa che dovrà accadere”.

Parla anche di fondi europei che non sono stati spesi per mettere in sicurezza il territorio e dello stesso territorio messo al di fuori da ogni sicurezza, attraverso attività che sono continuate anche dopo l’alluvione del 2015: “è sotto la lente tutto ciò che riguarda la messa in sicurezza del territorio, sia sotto il profilo delle attività che non si dovevano compiere che degli abusi e delle omissioni commesse in funzione del consentire un qualcosa che probabilmente non doveva essere consentito”.

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