Il Cimitero dei Migranti è sempre più al centro dell’attenzione internazionale. Scrittore, giornalista, fotoreporter e universitario francesi a Tarsia per scrivere un libro sulla grande opera umanitaria.
TARSIA (CS) – Ne parla con orgoglio e soddisfazione Franco Corbelli: “mostriamo al mondo il volto vero dell’Italia, derisa dalla stampa straniera per le gravi vicende politiche”. Il Cimitero internazionale dei Migranti sempre più al centro dell’attenzione mondiale, mentre purtroppo continuano le tragedie in mare. Sabato pomeriggio sono arrivati a Tarsia uno scrittore, un giornalista, un fotoreporter e un universitario francesi per raccontare in un libro la grande opera umanitaria. Pierre Freyburger, scrittore e politico, Eric Chabauty, giornalista, Luc Georges, fotoreporter, e Paco Ceroi, universitario, sono stati accolti dal sindaco di Tarsia, Roberto Ameruso, e dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della grande opera umanitaria, per la cui realizzazione lotta ininterrottamente da oltre 4 anni e mezzo, dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
Gli illustri ospiti francesi hanno definito questo progetto “eccezionale, un esempio unico e un messaggio esemplare di pace e di accoglienza per il mondo intero”. Corbelli esprime “grande soddisfazione”, e parla di “motivo di orgoglio e di riscatto per una regione, la Calabria, e un intero Paese, l’Italia. Con questa opera monumentale, mostriamo al mondo il volto vero, solidale dell’Italia, derisa dalla stampa straniera (soprattutto tedesca) per le gravi vicende politiche di questi ultimi giorni”. La Francia è uno dei tanti Paesi che guarda con grande attenzione al Cimitero dei Migranti. Un anno fa, una delegazione di studenti francesi del progetto Erasmus Plus era stata a Tarsia per realizzare un report che è stato poi presentato ai rappresentanti del Parlamento Europeo. Due anni fa un importante deputato francese, Paul Christian, aveva manifestato grande apprezzamento per questa opera, elogiando il promotore Corbelli e il sindaco Ameruso.
Mentre stanno per iniziare i lavori, il cui primo stralcio è stato già assegnato, a Tarsia sono già, negli ultimi due anni, arrivati da ogni parte del mondo (dal Brasile alla Germania, dal Mondo arabo alla Svizzera..) gli inviati di prestigiosi media per raccontare e studiare questa grande opera di civiltà e di pace. Pochi giorni fa era stato nel piccolo centro del cosentino anche un noto antropologo inglese, il prof. Marc Brightman, dell’Università di Londra (University College) per uno studio mondiale di ricerca, fatto insieme ad altri noti antropologi inglesi e americani. Anche lo studioso britannico era rimasto sbalordito e affascinato da questo grande progetto umanitario, che aveva, anche lui, definito “eccezionale, al di là di ogni possibile immaginazione”.
Nell’ultimo mese si era registrata la visita a Tarsia della star israeliana internazionale, Noa, e della campionessa, popolare conduttrice tv e neodeputata di Fi, Giusy Versace, rimaste anche loro assai colpite e conquistate dalla grande opera che darà dignità alla morte dei poveri e sfortunati migranti (uomini, donne e bambini) che perdono la vita nei tragici naufragi e, senza nome e senza volto, vengono seppelliti in tanti piccoli sperduti cimiteri, quasi sempre calabresi e siciliani, con un numerino che ne cancella ogni ricordo e riferimento per i loro familiari che non sapranno mai dove andare un giorno a cercarli per portare un fiore. Una disumanità che, con il Cimitero dei Migranti, sarà adesso cancellata per sempre.
L’opera umanitaria, finanziata dalla Regione Calabria, dovrebbe essere ultimata entro quest’anno. Sarà intitolata al bambino siriano Aylan Kurdi. Sorgerà, su un’area di oltre 27mila metri quadri, su una collinetta proprio di fronte al Lago e al vecchio cimitero comunale, in parte anche ebraico, e a brevissima distanza dall’ex Campo di Concentramento fascista più grande di Italia, quello di Ferramonti di Tarsia, che fu luogo di prigionia ma anche di grande umanità, dove, durante la seconda guerra mondiale, nessun internato subì violenza e chi morì fu solo per malattie.