Carcere di Rossano: troppi detenuti, i motivi alla base del pestaggio degli agenti

Le criticità del penitenziario rossanese che ospita l’ala in cui sono ristretti detenuti accusati di terrorismo internazionale

 

ROSSANO (CS) – La capienza massima sarebbe di 210 posti. I detenuti ospitati sono 235, parte dei quali considerati ad elevata pericolosità. Gli agenti in servizio sono invece 120, a fronte dei 150 previsti sulla carta. Questi i dati emersi al termine della visita compiuta dal consigliere regionale Gianluca Gallo all’interno della casa di reclusione di Rossano. Accolto dal direttore Giuseppe Carrà, Gallo ha potuto conoscere da vicino la realtà della struttura, incontrando anche i detenuti impegnati nel servizio mensa e nel laboratorio di ceramica, prima di soffermarsi a dialogare con i responsabili della Polizia Penitenziaria e della Sezione di massima sicurezza. “Lo scorso marzo, a seguito degli episodi di violenza di cui alcuni agenti erano rimasti vittima nell’espletamento del dovere – ha ricordato Gallo – ero intervenuto per far giungere la mia solidarietà ai tanti eroi silenziosi che prestano il loro servizio tra queste mura. Ho ritenuto opportuno esternare quei sentimenti anche personalmente, a distanza di qualche tempo, per dare un seguito di concretezza a quelle parole e contribuire a ricercare soluzioni ai problemi esistenti e migliorare ancor più la vivibilità di un istituto che già ora rappresenta comunque un modello di cui andar fieri, come certificato dagli stessi detenuti che non hanno lamentato particolari criticità”.

 

Un segno chiaro, secondo il consigliere regionale calabrese, “del buon lavoro svolto. Ho ribadito stima e vicinanza agli agenti della penitenziaria, ma pure l’impegno a sollecitare i nostri parlamentari ad attivarsi immediatamente perché il ministero della giustizia provveda a dare risposte alle istanze che da Rossano giungono”. Questioni legate non solo ai pure indispensabili interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione su una struttura realizzata nel 2001, ma anche e soprattutto al potenziamento degli organici. E qui parlano i numeri: “I detenuti attualmente presenti – spiega Gallo – sono 235, a fronte di una capienza massima di 210. Di loro una cinquantina sono ristretti per reati comuni, all’incirca 130 per vicende di criminalità organizzata, un trentina sono gli ergastolani e 21 i terroristi islamici ospiti della sezione di alta sicurezza. Come evidente, si tratta di un presidio di primaria importanza anche quanto ai detenuti accolti, che per la loro pericolosità assorbono notevoli energie e risorse nel sistema dei controll”». Con gli organici che però non risultano conformi alle necessità: “Pur a fronte di un sovraffollamento e di un’acclarato bisogno di personale nell’area di massima sicurezza, delle 150 unità ufficialmente assegnate ne risultano in realtà a disposizione solo 120. È chiaro che questa situazione pone gravi problemi, organizzativi e di sicurezza, di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti”. Ragione per la quale, assicura Gallo, “solleciterò i parlamentari calabresi del centrodestra ad ottenere maggiori attenzioni per il carcere di Rossano e quanti vi lavorano”. Nei prossimi giorni, intanto, il consigliere regionale Gallo effettuerà una nuova visita, stavolta alla casa circondariale di Castrovillari.

 

 

Nei giorni scorsi anche una delegazione di Studenti di Giurisprudenza dell’Università della Calabria, accompagnati dal Prof. Mario Caterini, Aggregato di Diritto Penale, e da Emilio Enzo Quintieri e Valentina Anna Moretti, esponenti dei Radicali Italiani, si sono recati a visitare la Casa di Reclusione di Rossano, dopo aver visitato gli Istituti Penitenziari di Cosenza, Castrovillari e Paola. A ricevere la delegazione visitante è stato il Direttore dell’Istituto Giuseppe Carrà ed il Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria, Commissario Capo Elisabetta Ciambriello. Dopo un breve colloquio nei locali della Direzione, la delegazione è stata affidata al Sovrintendente di Polizia Penitenziaria Damiano Cadicamo, che l’ha accompagnata nella struttura detentiva ove, oltre ad incontrare il personale, i detenuti, visitare i reparti e le camere detentive, i locali comuni e gli Uffici, ha incontrato anche il Magistrato di Sorveglianza di Cosenza Silvana Ferriero, Giudice che ha giurisdizione sugli Istituti di Castrovillari e Rossano.

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La delegazione ha potuto constatare, ancora una volta, la buona gestione della struttura, rilevando alcune criticità comuni a tutti gli Istituti Penitenziari dovute, principalmente, alla mancanza di risorse umane, strumentali e finanziarie che impediscono una migliore qualità della vita detentiva, del trattamento rieducativo e delle condizioni di lavoro del personale che vi opera con particolare riferimento al Corpo di Polizia Penitenziaria – di cui in questi giorni si festeggia il 201^ anniversario di fondazione (1817-2018) – che avrebbe bisogno di essere incrementato. Le camere di pernottamento hanno una metratura che va dai 12 ai 26 metri quadri e sono garantiti i 3 metri quadri calpestabili per detenuto. Le prime ospitano al massimo 2 detenuti, le seconde massimo 6. Rari sono i letti a castello, massimo di due piani. Le camere sono riscaldate dai termosifoni e hanno tutte la doccia, il cui utilizzo è possibile solo in alcune ore del giorno. In ciascuna sezione, esistono delle camere destinate ai detenuti non fumatori ed è presente una sala per la socialità.

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Proprio nei giorni precedenti alla nostra visita, dice Emilio Enzo Quintieri, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, nell’Istituto di Rossano è stata aperta una nuova Sezione detentiva di Alta Sicurezza (As3), da tempo ristrutturata, ove l’Amministrazione Penitenziaria ha già assegnato 37 detenuti, prevalentemente provenienti dagli Istituti della Campania. Altri detenuti, per quanto ci è stato riferito, dovrebbero essere assegnati ed allocati in questa Sezione nei prossimi giorni. Circa quanto accaduto nelle scorse settimane (aggressione da parte di 3 detenuti per terrorismo internazionale a 7 Poliziotti Penitenziari), nel condannare la violenza posta in essere dai detenuti e nell’esprimere solidarietà al personale aggredito, mi preme evidenziare che, contrariamente a quanto diffuso da altri soggetti tra cui alcuni Sindacati della Polizia Penitenziaria, che i fatti occorsi non sono stati causati in reazione a provvedimenti disciplinari ma a seguito della discutibile sospensione, da parte della Direzione, evidentemente ritenuta ingiusta, delle telefonate straordinarie concessegli perché non aventi la possibilità di fare colloqui visivi con i propri familiari.

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Non mi pare, continua l’esponente radicale, che le telefonate straordinarie siano configurate dalla Legge Penitenziaria come “premiali” (infatti la “condotta regolare” non è prevista come requisito) né tantomeno che possano essere “sospese” a seguito di una qualsiasi legittima sanzione disciplinare disposta nei confronti del detenuto. Una volta, quand’era vigente il Regolamento di Esecuzione Penitenziaria del 1976, erano condizionate ad una valutazione premiale dai presupposti piuttosto incerti rimessa al Direttore dell’Istituto ma, con la riforma del 2000, non è più così. Anche durante l’esecuzione della sanzione disciplinare della “esclusione dalle attività in comune”, nel gergo penitenziario definita “isolamento”, una volta era precluso ai detenuti di comunicare con i compagni o di intrattenere corrispondenza telefonica o colloqui. Oggi, invece, resta soltanto la preclusione di comunicare con i compagni, essendo stati eliminati gli ulteriori divieti previsti dall’abrogato Regolamento del 1976. Questa situazione, probabilmente verificatasi anche in altre circostanze e nei confronti di altrettanti detenuti, verrà da me segnalata al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed al suo Provveditorato Regionale della Calabria, al Magistrato di Sorveglianza di Cosenza ed al Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti, sia per capire se sia legittimo o meno sospendere le telefonate straordinarie in conseguenza di una sanzione disciplinare e, contestualmente, per evitare il ripetersi di spiacevoli episodi che poi vedono vittima il personale di Polizia Penitenziaria addetto alla notifica ed alla esecuzione di tali provvedimenti, conclude Quintieri, membro del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani.

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