FUSCALDO (CS) – Le carni del Tirreno cosentino macellate in un mattatoio da ‘brivido’.
E’ stato sospeso dal proprio incarico di dirigente il veterinario Giuseppe Bruno, ex presidente della comunità montana del medio Tirreno ed ex vicesindaco del Comune di Belmonte Calabro. Insieme al proprietario del Ma. Pa., il macello di Fuscaldo sito in località Maddalena, ed altri due veterinari Ercole Morelli e Gianfranco Pascale, avrebbe permesso che la macellazione delle carni avvenisse in condizioni igienico sanitarie più che precarie con nessun accorgimento per la sicurezza di lavoratori e consumatori. L’ispezione dei Nas nella struttura avrebbe rilevato la presenza di carni in putrefazione e carcasse di animali abbandonati nelle celle frigorifere accanto ai prodotti freschi da vendere al dettaglio.
Il mattatoio era già stato posto sotto sequestro nel 2006, per poi riprendere le attività nel 2010 ed essere nuovamente posto sotto i riflettori della magistratura nel 2013 che ne sospese ogni attività. Secondo i rilievi degli inquirenti infatti all’interno della struttura è stato rinvenuto “materiale organico in evidente stato di decomposizione residuo di pregresse operazioni di macellazione. Una situazione altamente deficitaria sotto il profilo della sicurezza sui luoghi di lavoro e della igiene e salubrità dei prodotti di macellazione animale ottenuti dall’azienda”.
All’interno del Ma. Pa. infatti pare che nel corso di un sopralluogo i Nas si siano ritrovati di fronte ad uno scenario paradossale. Muratori che lavoravano nelle stanze in cui venivano tagliate le carni. I lavori edili infatti pare proseguissero senza alcun accorgimento atto ad impedire la contaminazione delle carni appena uscite dalla filiera di produzione. Una realtà che i veterinari dell’Asp conoscevano, ma che secondo il gip avrebbero occultato con “palesi omissioni, manchevolezze e inottemperanze pregresse a doveri istituzionali”. In più il dirigente, scatenatasi la bufera dello scandalo, avrebbe prodotto un documento, falso, in cui si ‘alleggerivano’ le sue responsabilità. “Un atto materialmente ed ideologicamante falso” come afferma il gip De Rose.