ROSSANO (CS) – La Commissione Valutazione Impatto Ambientale del ministero per l’Ambiente, che ha bocciato il progetto di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, in Veneto.
Una vittoria ambientalista che muove anche dalle proteste dei cittadini calabresi che si sono battuti, sul territorio, contro la produzione di energia elettrica a Rossano, e a Saline Joniche, attraverso la combustione di materiali fossili. Grazie al parere negativo che arriva da Roma la conversione a carbone della centrale ubicata nella provincia di Rovigo non sarà effettuata. E’ da ricordare che il Veneto importa l’energia elettrica proprio dalla Calabria e la centrale di Rossano è esattamente la ‘gemella’ meridionale del sito di Porto Tolle dove l’ex presidente di Enel Franco Tatò ed altri funzionari furono condannati per disastro ambientale. Le ciminiere avevano, negli anni, disperso nell’aria una quantità di biossido di zolfo tale da provocare un fenomeno a dir poco raccapricciante: l’insorgenza anomala di patologie respiratorie e oncologiche, con un’incidenza estremamente evidente nella popolazione minorile. Enel dovrà risarcire 3,6 miliardi di euro allo Stato italiano. Ma, per ora, non ha ancora pagato.
Per quanto riguarda Rossano, la combustione di materiale fossile in un territorio ad alta vocazione agricola e turistica sarebbe un’ulteriore sfregio all’economia calabrese. A ribadirlo sono, da sempre, i comitati ambientalisti della sibaritide. “L’immissione nell’aria di micropolveri, – afferma Flavio Stasi che da tempo si batte per scongiurare la famigerata conversione – anche con la tecnologia più moderna arriva al 75%, solo un quarto degli agenti inquinanti viene trattenuto dai filtri. Il resto lo respiriamo, lo mangiamo sotto forma di frutta e verdura, lo beviamo se arriva nelle falde acquifere. Ad oggi, Saline Joniche è chiusa. Rossano funziona solo nelle emergenze, tipo il black out di Roma, bruciando olio combustibile, un distillato del petrolio. Noi abbiamo tante idee alternative da proporre con umiltà. La centrale va smantellata e trasformata in un impianto ecocompatibile. Per ora il progetto è fermo e l’attività ridotta all’osso solo perchè è antieconomico. I guadagni ricavati da Enel non coprono le spese per le sanzioni in cui incorre ogni volta che entra in funzione a causa delle emissioni nocive fuori dai limiti di legge”. Intanto nella sibaritide tutto tace, mentre sul delta del Po si registrano i risultati di anni di lotta per tutelare salute e ambiente.