CELICO (CS) – Il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha emesso un nuovo dispositivo (Prot. N° 233853 del 18/07/2014) per trasferire nella discarica di Celico i rifiuti indifferenziati della Regione.
Una discarica, quella della MI.GA S.r.l., di proprietà del gruppo Vrenna di Crotone, che secondo il Comitato Ambientale Presilano, non rispetterebbe le norme previste dalla legge: le distanze minime dai centri abitati, dai corsi d’acqua, dalle infrastrutture viarie; l’autorizzazione integrata ambientale risulterebbe scaduta da più di 7 mesi e non ancora rinnovata; lo sversamento del “tal quale” nelle vasche destinate alla biostabilizzazione (compost); l’accesso sulla strada provinciale SP 256 non conforme alla legge. E il comitato fa sapere in una nota di aver presentato un documento redatto nella due giorni a Piano di Novacco, a Saracena, “Per un nuovo modello di gestione dei rifiuti in Calabria”, in risposta “all’inconcludenza della Regione Calabria, per 17 anni incapace di adottare un piano sulla gestione dei rifiuti; al silenzio della Provincia di Cosenza (capace solo di elargire multe alle auto dei manifestanti) riguardo l’autorizzazione per l’accesso sulla SP 256; alle azioni repressive da parte della Questura (multe ai manifestanti fino a 10.000 euro) e all’inspiegabile silenzio delle Procure”. Le soluzioni proposte del Comitato Ambientale Presilano sono quelle del “consorzio di comuni virtuosi”, cioè delle “realtà che hanno individuato, nella raccolta differenziata porta a porta, l’unica modalità capace di assicurare un servizio efficiente ai cittadini, rendendo concreto quello slogan, così spesso abusato, della necessità di trasformare i rifiuti in ricchezza”. Perché “è importante che si adotti concretamente la Strategia Rifiuti Zero, la riduzione a monte, il recupero e riciclo di percentuali sempre maggiori di rifiuti, e che i sindaci dovrebbero farsi promotori di attività educativa permanente che vada a ribaltare stili di vita, modalità di produzione che tendano, in prospettiva, all’eliminazione del rifiuto in quanto tale. Infine nella necessità di una gestione pubblica e partecipata che lasci ai territori la ricchezza prodotta, e che i cittadini, attraverso comitati e associazioni, possano fattivamente contribuire alle politiche gestionali dell’azienda consortile”.