Scandalo processioni, vescovi calabresi: ‘la ‘ndrangheta è disonorante’

PAOLA (CS) – Il messaggio dei vescovi calabresi è chiaro: “La ‘ndrangheta è negazione del Vangelo”.

Dopo lo scandalo che si è abbattuto su processioni e riti religiosi in Calabria, ieri a Paola, si è riunita la Conferenza episcopale Calabra in seduta straordinaria, convocata dal presidente mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di Cosenza, proprio “per dibattere alcuni temi pastorali di particolare urgenza” alla luce di quanto accaduto in alcune processioni svoltesi recentemente. In maniera unanime i religiosi calabresi ritengono la ‘ndrangheta “un’organizzazione criminale che come altre vuole realizzare i propri illeciti affari, con mezzi illeciti, ma, attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi, è una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea”.

 

La ‘ndrangheta è una “disonorante piaga della società, che deturpa da troppo tempo la vita dei calabresi. Considerando – è scritto in una nota – che le forti parole del Papa contro la ‘ndrangheta sono apparse ancora più profetiche dopo alcuni episodi che clamorosamente riportati dai mezzi di comunicazione hanno causato un diffuso generale sgomento, il Presidente ha esortato i Vescovi ad una riflessione sui problemi della mafia e sugli atteggiamenti che le comunità ecclesiali devono tenere”.

 

Ad inizio seduta, il presidente, mons. Salvatore Nunnari, ha espresso, a nome di tutti i Vescovi, “il saluto più devoto e fraterno al Santo Padre Francesco, sottolineando la comune gratitudine dei Pastori delle Chiese di calabresi per l’indimenticabile Visita nella diocesi di Cassano e per il forte messaggio che, in quella circostanza, si è levato dal suo cuore sia per sostenere il cammino di conversione e di rinascita dei detenuti, sia per dare speranza ai giovani e a quanti si ritrovano feriti nella loro dignità per la mancanza di lavoro, sia, soprattutto, per esprimere il dolore della Chiesa per quanti, adorando il dio denaro ed esercitando una persistente e diabolica delinquenza, si pongono di fatto, con la loro pubblica e peccaminosa condotta di vita, fuori dalla comunità ecclesiale”.

 

“E’ un fatto: a partire dagli anni ’70, riprendendo interventi e pronunciamenti precedenti, la Chiesa tutta ha reso esplicita la condanna delle mafie accompagnata dall’invito al pentimento ed alla conversione evangelicamente intese”. I vescovi calabresi si dicono “convinti dell’urgenza di un intervento ancora più chiaro e deciso: l’orologio della storia segna l’ora in cui, per la Chiesa, non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto di essere testimoni credibili di Cristo”.

 

Arcivescovi e vescovi, nel documento finale, hanno anticipato le linee progettuali, già concordate, di una nota pastorale la cui necessità è emersa dalla “franca e approfondita discussione tra i Pastori” e “per essere ulteriormente approfondite e approvate nei prossimi mesi” Solidarietà “è stata vivamente espressa alla Chiese ed ai loro pastori chiamati a rispondere a letture parziali e forvianti, intensificatesi in occasione degli ultimi eventi che hanno, in questo particolare momento, segnato le Chiese di Oppido Mamertina-Palmi e Mileto-Nicotera-Tropea”.

 

Per i vescovi calabresi “l’atteggiamento pastorale che la Chiesa deve conservare e promuovere nei confronti di quanti appartengono a organizzazioni mafiose va collocato nel quadro di quanto Papa Francesco ha affermato nel corso della visita ai detenuti di Castrovillari. In quella circostanza – ricordano – il Papa ha ribadito che il carcere, anche quello a cui si devono sottomettere i criminali e gli aderenti a organizzazioni illegali, viene irrogato dalla società allo scopo dell’effettivo reinserimento nella società. Ne consegue che come per qualsiasi peccatore, nei confronti anche di chi ha subito una condanna definitiva, la Chiesa deve svolgere la sua opera di accompagnamento verso la conversione. Dio, infatti, ha continuato Papa Francesco, mai condanna. Mai perdona soltanto, ma perdona e accompagna. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare. Ecco disegnato e definito il compito della Chiesa”.

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