Chiuse le indagini a carico delle persone raggiunte dalle ordinanze di custodia cautelare sulla presunta attività di spaccio “non convenzionale” di farmaci oppiacei.
BISIGNANO (CS) – L’operazione denominata “Fentanil”, portò all’arresto di dieci persone a Bisignano, e all’avviso di garanzia per sei medici di base. Il pm Giuseppe Visconti ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a Franco Cesario, Umile Ritacco, Francesco Antonio Cundari, Damiano Grispo, Franco Russo, Teodoro Scotti, Tancredo Ferraro, Gianluca Groccia, Enzo Pugliese, Stefano Natalizio, Katia Cariati, Matteo Martinez, Vittorio Conte, Carmelo Brunone, Alberto Di Nardo, Francesco Fusaro e Paola Natalizio. Gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per presentare una memoria difensiva o richiedere di essere sottoposti ad interrogatorio.
L’attività investigativa dei carabinieri del Norm prese il via il 29 giugno del 2013, quando un bambino di 2 anni venne portato in gravi condizioni in ospedale a Cosenza. I genitori riferirono ai sanitari ed ai militari che il piccolo aveva ingerito accidentalmente dei farmaci antidolorifici presenti in casa, ed in conseguenza di ciò perse i sensi.
Ma a seguito di accertamento i carabinieri scoprirono nella loro abitazione dosi di un farmaco avente composizione simile alla morfina, precisamente Actiq 1600 mcg. Il padre del bimbo, in preda ai sensi di colpa per le gravi condizioni del figlio, dichiarò spontaneamente ai carabinieri della stazione di Bisignano di fare uso da tempo di quel farmaco per gli effetti allucinogeni, paragonabili agli oppiacei.
Da qui è partita l’attività investigativa che ha portato alla scoperta di un vero e proprio traffico di farmaci a base di Fentanyl, sostanza che produce effetti simili alle sostanze stupefacenti a base di morfina. Farmaci che venivano prescritti a pazienti che non presentavano affatto patologie tali da rendere necessaria l’assunzione del farmaco. I medici di base coinvolti avrebbero prescritto pertanto illecitamente questi medicinali in alcuni casi su istigazione dei beneficiari, redigendo certificazioni false attestanti condizioni patologiche non veritiere. Alcuni soggetti addirittura li rivendevano agli assuntori.