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«Non ce la faccio a parlare»: la disperazione dei dializzati simbolo del collasso della sanità calabrese

Calabria

«Non ce la faccio a parlare»: la disperazione dei dializzati simbolo del collasso della sanità calabrese

Durante il sit-in del 7 novembre davanti all’ospedale “San Bruno”, la voce dei pazienti si leva contro l’inerzia delle istituzioni. “La salute non è un bene di mercato, ma un diritto fondamentale. Bisogna cambiare tutto”

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SERRA SAN BRUNO (VV) – «Non ce la faccio a parlare». Inizia così, tra le lacrime, la testimonianza di uno dei pazienti dializzati presenti al sit-in di protesta organizzato il 7 novembre dal Comitato “San Bruno” davanti all’ospedale di Serra San Bruno. Una voce spezzata dal dolore che, con parole semplici ma potentissime, ha dato forma alla disperazione di tanti malati lasciati soli da un sistema sanitario al collasso. «Non ci serve un commissario che scaldi la sedia, ci servono dottori. Questa è una vergogna! Non bisogna morire, bisogna vivere! […] Siamo costretti a fare la dialisi in altre zone della Calabria, ma noi vogliamo farla qua a Serra; ci sono i macchinari che costano milioni di euro», ha gridato, tra i singhiozzi, uno dei pazienti, rivolgendosi idealmente al commissario dell’Asp.

Il grido d’aiuto dei dializzati

Un grido che racchiude l’essenza della catastrofe sanitaria calabrese, dove i servizi essenziali vengono progressivamente smantellati e i cittadini pagano sulla propria pelle il prezzo di scelte politiche sbagliate e di un sistema amministrativo inefficiente. Non si tratta, come ha ricordato il Comitato, di una tragedia inevitabile: le responsabilità sono chiare e affondano le radici in decenni di definanziamento della sanità pubblica, accompagnato da chiusure di ospedali, tagli di personale e da una gestione spesso inquinata da interessi clientelari, massonici e ‘ndranghetisti.

La Calabria, ancora una volta, guida la triste classifica delle regioni italiane con il peggior livello di assistenza sanitaria. Il risultato di trent’anni di politiche di austerità, portate avanti da governi di ogni colore, è la negazione del diritto costituzionale alla salute, sancito dall’articolo 32 della nostra Carta.

Emblematica la situazione dell’ASP di Vibo Valentia, dove infermieri e operatori socio-sanitari – gli stessi che durante la pandemia da Covid-19 hanno garantito cure, conforto e umanità – sono stati licenziati. Intanto, mancano centinaia di medici di base, le guardie mediche restano scoperte e interi reparti ospedalieri rischiano la chiusura. In questo scenario, Potere al Popolo ha espresso la propria solidarietà ai pazienti dializzati e alle loro famiglie, annunciando un incontro nei prossimi giorni con il Comitato “San Bruno” per sostenere la mobilitazione contro la chiusura dell’ospedale di Serra San Bruno. «La salute non è un bene di mercato, ma un diritto fondamentale – scrive il movimento –. Siamo al fianco dei cittadini nella loro battaglia, perché per ottenere risultati concreti, oggi più che mai, è necessario cambiare tutto».

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