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Neonato muore all’ospedale di Cosenza e il corpo scompare, il fratello: «Mamma non ci credeva»

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Neonato muore all’ospedale di Cosenza e il corpo scompare, il fratello: «Mamma non ci credeva»

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COSENZA – Il cadavere di un neonato scomparve all’Ospedale di Cosenza nel 1968. La mamma tornò a casa senza riuscire a sapere perché fosse morto, stringendone tra le braccia la gemella. Una storia, per alcuni tratti, simile a quella dei gemellini di Cutro (Franca e Mario Oliverio) rapiti nel 1970 all’Ospedale di Crotone. Dissero alla madre che serviva l’incubatrice, quindi dovevano essere trasferiti a Catanzaro. Poi ne comunicarono il decesso. L’indagine esplorativa contro ignoti avviata dalla Procura della Repubblica di Crotone, a seguito di nuove segnalazioni, ha riacceso il desiderio di verità anche di una famiglia di Lattarico. La cittadinanza nei giorni scorsi è stata invitata a comunicare casi analoghi ed elementi utili alla Squadra mobile della Questura di Crotone o alla locale Procura della Repubblica. Un appello accolto di buon grado. Diverse persone, nell’ultima settimana, hanno contattato gli uffici preposti aprendo nuovi scenari. Tra loro, un uomo che racconta una triste vicenda avvenuta oltre 50 anni fa all’Annunziata.

La storia dei gemelli nati all’Annunziata

«Mamma non ha mai creduto che il bimbo fosse morto». Ad affermarlo è un 59enne originario di Lattarico, da anni emigrato al Nord Italia. Di suo fratello fu dichiarato, a voce, il decesso. Il corpo del neonato non venne mai restituito alla famiglia. «Erano un maschietto e una femminuccia. Hanno eseguito un taglio cesareo, la ferita era evidente anche dopo decenni. Mia madre – racconta l’uomo – è partorita in Ospedale perché la levatrice era convinta che fossero 2 i bimbi che portava in grembo, quindi consigliava di non farli nascere in casa per evitare complicanze. Dopo il ricovero hanno detto a mio padre che poteva andare tranquillamente a lavorare, perché non era ancora pronta e il travaglio sarebbe stato molto lungo. Aveva circa 40 anni ed era alla sua quinta gravidanza, non era una sprovveduta, però non riuscì a capire perché le avessero fatto un cesareo d’urgenza. L’infermiera di turno le portò 2 bimbi, ne conservava un ricordo nitido. Il maschietto stava benissimo secondo mia madre, le avevano detto che pesava 3 chili come la gemella».

Il neonato scomparso all’Ospedale di Cosenza

«Avevano messo i 2 bambini ai piedi del letto di mamma, – dice il fratello del neonato scomparso all’Annunziata – poi li avevano portati via per lavarli e vestirli. Quando è arrivato papà, mia madre dormiva. C’era solo mia sorella al suo fianco. Da lì si è scatenata una ricerca disperata che non ha mai avuto fine. Comunicarono che il maschietto, dopo che mamma l’aveva visto, era morto. Non avevano però informazioni sulle cause del decesso, sapevano che era in obitorio dove papà si è subito precipitato. Lì trovò i cadaveri di due neonati con i rispettivi genitori, ma non quello di mio fratello. Continuava a chiedere ai sanitari del reparto: tutti dicevano che nel frattempo c’era stato il cambio di turno e non sapevano nulla. Lo mandavano da una parte all’altra. L’hanno dimessa il giorno dopo, dandole solo l’attestato di nascita per la registrazione di mia sorella (e del gemello non fornirono né attestato di nascita né certificato di morte). Mamma aveva la febbre altissima. A curarla è stato il medico di base il quale l’ha sostenuta, informando che la salma doveva essere restituita alla famiglia per i funerali».

La cartella clinica fantasma

«Quando i miei genitori hanno tentato di ottenere chiarimenti è stata una doccia fredda: mia madre ufficialmente non era mai stata in ospedale. Nel reparto – afferma il 59enne di Lattarico – dicevano che il 17 luglio 1968 alle ore 8:00, non c’era stato nessun parto cesareo. Del nome e cognome di mia madre, del suo ricovero, della salma in obitorio, della cartella clinica non hanno trovato traccia. A quel punto mia madre ha chiesto a un infermiere di cercare negli archivi, ma le disse di non aver trovato nulla. Non si è mai rassegnata, il suo dolore era alimentato dal non sapere cosa fare per cercarlo».

La somiglianza con un ragazzo

La gemella è ultima di 5 figli e il fratello di 2 anni più grande avrebbe un “sosia”. «Degli amici anni fa – afferma l’uomo – mi dicevano di avere visto in più occasioni, in strada, nella zona tra Settimo di Montalto e Rende, un ragazzo simile a me, di una somiglianza impressionante. Ho indagato fino a scoprire che macchina aveva, ma non sono mai riuscito a identificarlo. Da anni vivo a Bolzano e non ho più frequentato quelle zone». Le circostanze e la dinamica dei fatti sembrano molto vicine alle sparizioni sulle quali sta indagando la Procura di Crotone. Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori non è da escludere vi sia l’esistenza tra le corsie di alcuni ospedali calabresi di un business raccapricciante: bimbi venduti dopo averne dichiarato il decesso ai genitori.

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