Calabria
‘Ndrangheta stragista, Ingroia: «l’attentato a Costanzo era un messaggio per Berlusconi»
REGGIO CALABRIA – “Questo è un processo storico perché ha messo a punto una narrazione giudiziaria, fondata su granitici elementi, che va avanti da 20 anni circa”. Lo ha detto l’avvocato Antonio Ingroia che assiste i familiari dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, parti civili nel processo “‘Ndrangheta stragista” che vede imputati Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone accusati di essere i mandanti del duplice omicidio in cui, nel gennaio 1994, morirono i due militari dell’Arma.
Ingroia: “Il Paese ha bisogno della verità”
Dopo la requisitoria del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, c’è stata l’arringa degli avvocati delle parti civili e tra questi l’ex pm di Palermo Ingroia secondo cui siamo “siamo in una fase in cui il Paese, i cittadini hanno bisogno di sapere la verità piena e completa su quella stagione. Questa corte è all’altezza di pronunciare sentenze difficili, dure e che mettano il Paese davanti alle verità anche più indicibili”. Ingroia ha poi aggiunto che “è la seconda volta, dopo la sentenza di primo grado, in cui lo Stato attraverso voi ha l’opportunità di rendere giustizia alla memoria di questi due carabinieri brutalmente e immotivatamente uccisi e ai loro familiari. È il momento per rendere giustizia, tardivamente perché siamo ormai a 30 anni dai fatti. La giustizia, a volte arriva tardi me è importante che arrivi”.
Nel suo intervento, Ingroia ha fatto anche un passaggio sulla bomba di via Fauro con la quale Cosa nostra ha attentato alla vita di Maurizio Costanzo, il conduttore televisivo recentemente scomparso. “Io sono sempre stato convinto – ha affermato Ingroia – che erano tre gli obiettivi di quell’attentato. Il primo era l’eliminazione di un giornalista popolare che per primo aveva introdotto nelle sue trasmissioni delle prese di posizione antimafia. Il secondo era un obiettivo eversivo-destabilizzante perché si tratta di una figura popolarissima e agli occhi del grande pubblico la mafia avrebbe dimostrato un atto di grande potenza. C’è poi la bomba del dialogo: io sono convinto che l’attentato a Maurizio Costanzo sia stato un messaggio a Silvio Berlusconi. Nel dibattito in corso per la costruzione di Forza Italia, come è emerso anche nel processo Dell’Utri, Maurizio Costanzo era uno dei tanti che era contrario che Silvio Berlusconi scendesse in campo”.
Ergastolo a Graviano e Filippone. Lombardi: “sono contento”
“Sono straordinariamente contento e convinto di aver fatto tutto quello che era umanamente possibile per ricostruire una vicenda complessa. Graviano e Filippone sono colpevoli di tutti i reati loro ascritti e la sentenza dell’ergastolo va integralmente confermata”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo al termine della requisitoria del processo “‘Ndrangheta stragista” che vede alla sbarra il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, esponente della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Nel 2020, Graviano e Filippone sono stati condannati al carcere a vita perché ritenuti i mandanti del duplice omicidio in cui, il 18 gennaio 1994, morirono i carabinieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo. Un agguato che, assieme ad altri due attentati consumati in provincia di Reggio Calabria ai danni dei carabinieri, stando all’impianto accusatorio della Dda, è rientrato nella strategia stragista messa in piedi nella prima metà degli anni novanta da Cosa nostra, ‘Ndrangheta contro lo Stato.
Nel primo giorno di requisitoria, il pg Lombardo aveva affermato che “Filippone Rocco Santo e Graviano Giuseppe sono colpevoli di tutti i reati a loro ascritti, oltre ogni ragionevole dubbio”.
“La stagione delle stragi ha degli obiettivi di natura politica”
“La stagione delle stragi ha degli obiettivi anche di natura politica” ha sostenuto oggi Lombardo confermando quanto detto più volte nel corso della ricostruzione dell’indagine facendo riferimento ai contatti politici intrattenuti in quegli anni dalle mafie e ribadendo quanto scritto nella sentenza dalla Corte d’Assise. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, infatti, si legge che l’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo e la tentata strage allo Stadio Olimpico rientravano in una “comune strategia eversivo-terroristica” e sarebbero avvenuti “in un momento in cui le organizzazioni criminali erano alla ricerca di nuovi e più affidabili referenti politici, disposti a scendere a patti con la mafia, che furono individuati nel neopartito Forza Italia di Silvio Berlusconi”.
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