Guardare la vita degli altri o le loro cose e ritenerle migliori delle nostre, è un fatto molto comune, che può trovare la sua spiegazione nel diverso angolo di osservazione utilizzato per considerarle.
Le cose che ci appartengono e, soprattutto, le persone che fanno parte della nostra vita, avendole a portata di mano, possiamo analizzarle così da vicino, così intimamente, da riuscire a conoscerne tutti i pregi, ma purtroppo anche tutti i difetti.
Capita così di abituarci facilmente ai loro pregi, ma non ci riesce di farlo con i loro difetti, anzi questi ultimi, a volte, finiscono per oscurare i primi e ci portano, in tal modo, a svalutare, stoltamente, le nostre cose e le persone a noi più care.
Quando invece osserviamo gli altri e le cose che posseggono, facendolo da lontano, quindi da un’altra angolazione, ne vediamo solo le qualità migliori, spesso solo estetiche, ma non i difetti, che ovviamente sono anch’essi presenti, e questo ci porta a provare nei loro confronti una sorta di invidia, tra l’altro, del tutto immotivata.
Questo non significa che ci sia un’invidia motivata e quindi da giustificare, ma significa che se ciò per cui si prova tale misero e deleterio sentimento è qualcosa realmente di valore e di buona qualità , e non da noi presunto tale, allora si potrebbe almeno capire il suo manifestarsi.
L’invidia, che risulta essere uno dei sentimenti moderni più diffusi e più inconfessabili, è da aborrire in ogni caso, in quanto avvelena l’animo umano ed i rapporti con gli altri.
Essa rappresenta la pretesa di voler essere quello che è un’altra persona, o possedere quello che qualcun altro possiede, senza tener conto che l’essere di ognuno di noi è specifico e speciale.
Ciò avviene per il semplice fatto che non riusciamo a vedere mai le cose in se stesse, ma sempre in relazione ad altre, per l’abitudine di porci sempre dei termini di paragone e di entrare in competizione.
Quando nel confronto ci sembra di uscirne sconfitti, e il successo e l’ammirazione che ricevono gli altri ci appaiono come un’usurpazione, ecco che subentra l’invidia.
Essa è una strategia sbagliata che usiamo per recuperare la fiducia e la stima in noi stessi, ma che, portandoci a desiderare l’infelicità degli altri, finisce inevitabilmente, con il procurare la nostra stessa infelicità.
Entra in scena con fare consolatorio, per rispondere alle nostre inquietudini che ci divorano, e ci spinge a mettere in atto tentativi sleali per sminuire gli altri, per riportarli al nostro stesso livello.
In questo percorso avviene che l’invidia ci logori senza portarci alcun vantaggio pratico. Infatti, anche se si verificasse la distruzione della persona da noi invidiata, la sua fine non procurerebbe un nostro accrescimento, anzi ci porterebbe a vergognarci per aver provato un tale ignobile sentimento.