Ricostruirsi una vita sentimentale a cinquantotto anni? Difficile, ma non impossibile se si possiedono humor, pazienza e soprattutto carisma.
Queste almeno sono le armi possedute da Gloria, la protagonista ma anche il titolo del film del regista cileno Sebastián Lelio, nelle nostre sale dalla prossima settimana. Una tragicommedia dove le speranze implodono sul più bello e i sogni soccombono a un campionario di scomode verità. Paulina Garcia, attrice argentina, ce le fa vedere proprio tutte queste verità sul volto di Gloria, tanto che grazie alla sua interpretazione si è aggiudicata l’Orso d’Oro come migliore interprete femminile all’ultima Berlinale. “Gloria” è uno di quei film la cui forza è concentrata soprattutto sul personaggio principale. Le sfaccettature di Gloria tengono sempre alta l’attenzione dello spettatore. Un donna in grado di mantenere un contegno, una misura, anche quando si lancia come una tigre in un “agguato” di natura sessuale o si scatena in pista, con e senza cavaliere. Lelio le sta sempre addosso con la telecamera, creando una robusta empatia con lo spettatore. Alle fine Gloria si prende le sue rivincite, ma anche la sua buona dose – l’ennesima – di malinconia. È il destino delle donne latine, sembra dirci Lelio, che nel film apre anche dei piccoli spaccati sulla storia recente e passata del Cile. Donne che quando escono dai ruoli di madre e di moglie, devono mettere in conto anche qualche difficoltà. Forse pure un po’ di dolore.